Como, pass stampa a Butti
L’ex senatore indagato

L’ipotesi di reato della Procura: abuso d’ufficio. La replica: «Sono sereno. Chiarirò tutto»

Il pass stampa numero 465 per l’accesso nella zona a traffico limitato di Como costa all’ex senatore Alessio Butti un’indagine per abuso d’ufficio.

Il parlamentare - fino alla scorsa legislatura - comasco è formalmente iscritto nel registro degli indagati della Procura di Como, nell’ambito di un’inchiesta sulla concessione di un permesso di transito e sosta nella Ztl da parte del comando della polizia locale di Como. Un pass stampa dato a chi giornalista non lo è più da sedici anni.

L’intera vicenda risale allo scorso anno, quando la giunta Lucini decide di mettere mano al capitolo ingressi nel centro storico cittadino, con una drastica revisione del numero dei permessi.

Il dibattito politico nato da questa decisione aveva spinto il consigliere comunale Alessandro Rapinese a chiedere e ottenere l’elenco dei titolari di pass per la Ztl. L’esponente di opposizione era incappato nel permesso numero 465 rilasciato al «giornalista» Alessio Butti e aveva deciso di verificare se il politico fosse iscritto all’Ordine, scoprendo che si era cancellato dal 1997.

La prima volta l’autorizzazione era stata chiesta nel 2003 attraverso Espansione Tv, ma non in qualità di giornalista bensì di «operatore dell’informazione». Poi nel 2011 avvenne il rinnovo, quando l’amministrazione comunale modificò il regolamento per gli accessi al centro storico. Tra i requisiti richiesti per il rilascio del pass stampa compariva espressamente l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti.

Anche in quell’occasione agli atti dell’ufficio permessi della polizia locale vi era la richiesta di rilascio a nome Alessio Butti, nella quale - inevitabilmente - veniva sancito il fatto che lo stesso fosse iscritto all’ordine professionale dei cronisti.

Dal canto suo Alessio Butti commenta: «Massima serenità e massima tranquillità. Dopo quasi trent’anni di attività amministrativa e istituzionali senza mai essere sfiorato nemmeno dal più malevole sospetto per questioni amministrative, scopro ora di essere indagato per questa vicenda. Sono sereno».

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