«Io, sulla barca con i morti»
Sub comasco a Lampedusa

Gianni Pontivi, in vacanza nell’isola, stava per uscire per un’immersione. «Non sapevo nulla, alla Capitaneria hanno chiesto se c’erano sub volontari»

Como

Era pronto per l’ultima immersione, per poi tornare a Como dopo una lunga vacanza a Lampedusa. La sua isola preferita.

Il comasco Gianni Pontivi, 54 anni, si è ritrovato al centro della tragedia che ha commosso il mondo, l’affondamento del barcone con 500 migranti a bordo, la maggior parte morti annegati. Anche Pontivi ha partecipato ai soccorsi.

«Erano le 8 - racconta - con l’amico Simone D’Ippolito, responsabile del Pelagos Diving , sono salito in barca con 12 clienti. Il programma prevedeva un’immersione con gli squali grigi davanti all’isolotto Lampione, a 12 miglia da Lampedusa».

«Poco dopo la partenza ci ha chiamato la capitaneria avvisandoci che era accaduto un disastro, un barcone pieno di persone era affondato. Intanto ho visto rientrare un peschereccio carico di migranti. Tutti i molti giovani, tutti spaventati a morte. La Capitaneria ci ha chiesto di tornare indietro e dare disponibilità per i soccorsi».

Simone D’Ippolito, lampedusano, è rientrato immediatamente in porto, con i collaboratori Rosario e Mauro, è partito verso il punto dove era affondato il barcone, davanti all’isola dei Conigli. Hanno trovato decine di corpi che galleggiavano.

«Io sono rimasto sul molo - dice Gianni Pontivi - per aiutare i sommozzatori dei vigili del fuoco giunti da Palermo in aereo. Avevano bisogno delle bombole. Intanto al porto arrivano i sacchi di plastica per custodire i poveri corpi. anche di bambini».

Nel primo pomeriggio scatta un’altra operazione.

« Io, Simone e Rosario siamo saliti su una motovedetta della Guardia Costiera Il compito era di fare fotografie, utili per l’indagine ufficiale. Grazie alla boa di segnalazione lasciata da peschereccio Graziella siamo riusciti a raggiungere il punto esatto della tragedia».Rosario racconta : «Io e Simone abbiamo visto il relitto. C’erano corpi dappertutto. Un macello. Dai finestrini uscivano le teste dei morti. Ero sconvolto».

Gianni sulla motovedetta ha visto i vigili del fuoco recuperare sette cadaveri . «Penso che non potrò mai dimenticare l’immagine di quei corpi chiusi nei grandi sacchi» dice a bassa voce Gianni Pontivi, da tre anni sempre in vacanza a Lampedusa. «Sono innamorato di questo mare, di queste spiagge e della gente del posto, disponibile con turisti e migranti. Per questo torno sempre qui».

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