Lista Svizzera, 150 i comaschi coinvolti

Attesa a giorni la pubblicazione dei nomi dei 7.500 italiani titolari di un conto corrente oltre confine - La Procura lariana aveva già indagato cinque anni fa archiviando tutto: non c’era (ancora) reato

Centoquaranta giornalisti di 45 Paesi del mondo al lavoro per mesi su una lista di oltre 100mila nominativi e circa 81mila conti correnti. Trema il mondo (l’Italia un po’ meno, vedremo perché) alla vigilia della pubblicazione della celeberrima “lista Falciani”, l’infinito elenco di titolari di depositi nelle banche svizzere Hsbc, trascritto e consegnato nel 2008 alle autorità francesi dall’ex impiegato informatico Hervé Falciani, che da allora gli svizzeri processerebbero volentieri per furto, senza che tuttavia la Spagna ne abbia mai concesso l’estradizione.

Quante “donne di casa”

I nomi, vagliati uno per uno dallo stesso team di giornalisti investigativi che in passato avevano smascherato i meccanismi usati dal Lussemburgo per concedere tasse ridotte alle società di mezzo mondo, sono quelli di imprenditori, tycoon, attori e sportivi variamente assortiti, da Elle Mac Pherson a Christian Slater, da Valentino (lo sitlista), a Valentino (Rossi, il motociclista) fino a Flavio Briatore, Tina Turner e via citando. Saranno pubblicati a giorni, e consentiranno di chiarire una volta per tutte da chi, per esempio, le autorità inglesi siano riuscite a recuperare a tassazione i risparmi di circa 3600 sudditi di sua Maestà, per un totale di 135 milioni di euro di imposte arretrate, o come in Francia ne abbiamo recuperato 188 e in Spagna addirittura 220.

Per il Belpaese la faccenda si è rivelata un po’ più complessa. Già nel 2010 la Procura della Repubblica di Torino, cui la lista era stata recapitata per intero (comprensiva di 7500 nominativi), provvide a smistare nomi e cognomi alle procure di competenza, ivi compresa quella di Como che proprio cinque anni fa avviò i primi accertamenti su circa 150 tra piccoli e grandi imprenditori, artigiani, professionisti e “housewives” (cioè donne di casa, una delle “categorie professionali” in assoluto più citate nell’elenco).

Scudi fiscali e reati prescritti

Le posizioni di cui si fece carico la procura lariana finirono tutte archiviate per due ordini di motivi. Il primo è che molto spesso si trattava di conti attivati in un periodo antecedente all’entrata in vigore del decreto legislativo che, nel Duemila, istituiva il reato di dichiarazione infedele. Il secondo è che un’altra fetta di risparmiatori aveva già regolarizzato la sua posizione aderendo a uno dei cosiddetti “scudi” fiscali succedutisi negli anni. Non emersero, almeno non a Como, ipotesi di riciclaggio.

Resta il fatto che quella del conto in Svizzera (che di per sè non rappresenta un reato) è stata per molti anni una sorta di “tradizione” nel Comasco. Oggi, complice una maggiore “attenzione” da parte delle autorità doganali, il fenomeno si è in parte ridimensionato. Ma il “conticino” oltre confine resta sinonimo di sicurezza.

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