«Ma che follia tagliare quei platani»
Gli esperti del verde contro le potature

Mantero e Trabella: «Soldi buttati dalla finestra, hanno solo danneggiato gli alberi». Ieri ancora lunghe code in via Napoleona, oggi i lavori in viale Battisti

Martedì è stata un’altra giornata da bollino rosso ieri sulla Napoleona e di nuovo a causa delle potature dei platani a bordo strada, ma almeno in quella zona l’intervento è concluso. I tagli del verde comunale non si sono fermati nemmeno per le vacanze di Carnevale e gli operai hanno lavorato nel tratto che costeggia la linea ferroviaria dall’incrocio con via Castellini dalle dalle 9 alle 17 circa, dopo un disguido che ha congestionato la viabilità lunedì mattina.

I lavori in Napoleona sarebbero dovuto iniziare domenica dal tratto più problematico per il traffico, in corrispondenza di via Turati, ma sono slittati di un giorno per il maltempo. È bastato il traffico ordinario per congestionare tutto.

Oggi e venerdì gli operai si sposteranno in viale Battisti occupando la corsia destra dalle 9 alle 17, poi domenica sarà il turno di viale Varese tra le 7 e le 17, dove sarà istituito il divieto di sosta nei parcheggi e occupata la corsia sinistra della strada.

«Sarebbe stato molto meglio risparmiare i soldi delle potature e investirli nella pulizia», ha commentato a sorpresa Moritz Mantero, imprenditore e patron di Orticolario, dopo essere passato dalla Napoleona lunedì mattina: «Il fatto grave è che sono soldi buttati dalla finestra - commentava - A che serve potare i platani? Mai visti quelli di Villa Erba? Monumentali e stupendi. Potare significa dimensionare le radici alla chioma dall’albero. Ci rendiamo conto del pericolo?»

«Se si prende un albero e lo si cura tagliando i rami secchi è un conto - ha spiegato meglio - se invece si tolgono tutti i rami compresi quelli grossi e vivi la pianta subisce dei danni. Le radici seguono la chioma e se la chioma viene ridotta nelle sue parti vitali le radici si atrofizzano, si restringono, e alla fine avremo degli alberi che cadono con una spinta».

Valutazione sacrosanta secondo l’agronomo Emilio Trabella, esperto di Orticolario, che guarda più nello specifico la triste vita degli alberi comaschi costretti tra fondazioni in calcestruzzo e strati di bitume: «Avete mai immaginato come sarebbe vivere chiusi in un ascensore?».

«Non è un caso che tanti siano morti, e quando passo da via Dante mi viene da piangere. Il problema non sono le potature delle piante adulte, è la vita di un albero in città quando non c’è terra sotto per espandere le radici. Piuttosto che tenerli così, se non ci sono le condizioni non mettiamoli».

© RIPRODUZIONE RISERVATA