«Menù, niente coperto»
L’Expo divide i ristoranti

L’idea è di un assessore di Milano «Così promuoviamo il turismo». C’è chi dice no, chi sì e chi invece già non lo fa pagare da tempo

Abolire il coperto dai menù dei ristoranti in vista di Expo? L’ha proposto il Comune di Milano e, a Como, già impazza la polemica.

Tra chi lo reputa un sacrificio insostenibile, chi un’idea da copiare e chi una boutade incapace di portare reale giovamento a turisti e ristoratori.

Anche tra i vertici dell’associazione di via Ballerini le vedute si distanziano. «A Como ci sono ristoranti che hanno già smesso da tempo di far pagare il coperto - spiega Giansilvio Primavesi, presidente Confcommercio - personalmente, si tratta di una misura che abolirei subito. Però capisco anche come, per alcuni esercizi, il costo di tovaglie, oliere e pane rappresenti una voce importante se rapportata al prezzo di modiche consumazioni».

Ripensare la tariffa

Per il presidente dei Pubblici esercizi, Giovanni Ciceri, è necessario fare alcune considerazioni. «Pensate voi che un giapponese che arriverà a Como per l’Expo non entrerà in un ristorante a causa dei 2 euro di coperto? - si chiede - In realtà, con le liberalizzazioni, ogni ristoratore è già libero d’introdurre o meno quell’importo. E, nella maggior parte dei casi, il coperto oggi si paga solo nei ristoranti di fascia medio-alta per le consumazioni serali».

Insomma, «se il nostro territorio vuole davvero sfruttare l’occasione di Expo - puntualizza Ciceri - è bene che lasci stare il costo del coperto. E inizi a ragionare su importanti progetti di marketing territoriale». Non la pensa così Giuseppe Giuliani, del ristorante Terrazza Perlasca di piazza De Gasperi. «No, il costo del coperto non lo toglierei. Perché, in realtà, sono gli sconti sulle consumazioni, che periodicamente proponiamo, ad attirare maggiormente la clientela. E poi spetta alle autorità cittadine rendere il nostro territorio più accogliente».

Dello stesso avviso anche Lina Eddone, del ristorante La Colombetta di via Diaz. «Per tovaglie, pane e grissini io devo pagare, puntualmente, la fattura. È se è vero che all’estero il coperto non si paga, c’è, però, il costo del servizio a gravare sul conto finale.

«Intanto, i nostri prezzi sono fermi dall’arrivo dell’euro. Ed è noto che i ristoratori che tolgono il coperto aumentano il prezzo delle consumazioni».

Più diplomatico, Gabriele Vitelli, del ristorante Sant’Anna di via Turati. «Se proprio si vuole togliere il costo del coperto, lo si faccia - scandisce - i veri problemi della ristorazione restano, comunque, altri. E tutti sappiamo che i turisti cercano, innanzitutto, una città accogliente con buon cibo e servizi impeccabili».

La speranza nell’Expo

«Da tempo non lo facciamo pagare e non siamo gli unici - sottolinea, dal canto suo, Silvio Bianchi, del ristorante Tigli a lago di via Coloniola - ma, finora, è soprattutto la vicinanza con Milano e la Svizzera ad averci favorito. Speriamo che, con l’esposizione universale, la città dimostri di essere in grado di riempirsi. Con tanti di benefici per operatori e indotto». n 

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