Omicidio di Yara, passa da Como
la verità di Bossetti

«Superficiale e lacunosa l’indagine della Procura» - L’avvocato comasco che assiste l’operaio di Gorno incontra i giornali: «Vi spiego perché il mio assistito è innocente»

Diversivo comasco oggi per l’inchiesta sulla morte di Yara Gambirasio, la ragazzina di Brembate (Bg) sparita e uccisa il 26 novembre del 2010. Claudio Salvagni, l’avvocato che dal giugno scorso assiste l’operaio Massimo Bossetti - unico indiziato del delitto - ha convocato nel suo studio di viale Lecco giornali e tv per fare il punto sull’indagine all’indomani della presentazione, venerdì, di una ennesima istanza di scarcerazione, depositata al tribunale del Riesame di Brescia.

Secondo Salvagni, e secondo lo staff di consulenti tecnici che lo affiancano, il killer di Yara è probabilmente un esperto di arti marziali, uno in grado di infliggere ferite che - quanto a scansione, direzione e sequenza - sembrerebbero addirittura rievocare una sorta di impenetrabile rituale. Soprattutto si tratterebbe di un killer «probabilmente mancino» (non destro come Bossetti), abilissimo a utilizzare un coltello provvisto di una lama ben più spessa di quella del cutter (o taglierino) di cui si è parlato fino a oggi; una lama molto rara, «come quella che impugnano gli adepti del “Kali”, arte marziale diffusa nelle Filippine».

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