«Ora importa solo trovare Paola»

L’angosciante attesa della madre Daniela e degli altri familiari: «Era una sub molto esperta»

I vigili del fuoco hanno scandagliato il fondo con un robot, ma le ricerche sono ancora state vane

«Quello che importa ora è trovare Paola». Daniela Moralli, la madre della sub scomparsa nel lago, sta vivendo un’attesa snervante e angosciante. Si volta, guarda ancora il lago. Sua figlia, Paola Nardini, 35 anni, è scomparsa da più di due giorni in quella tragica immersione appena fuori dalla darsena di Villa Geno.

Scomparsa domenica

Dallo sguardo della donna si legge tutta la disperazione per una disgrazia difficile da comprendere. Quasi impossibile da spiegare. Cosa sia successo esattamente a vari metri di profondità, non è ancora del tutto chiaro.

E mamma Daniela non riesce proprio a farsene una ragione: «Era una ragazza bravissima - dice commossa - Era molto esperta. Fare le immersioni era la sua grande passione. Ci teneva tantissimo. Aveva fatto moltissime immersioni e aveva partecipato a numerosi corsi per la sicurezza. Forse ne aveva fatti più lei di tanti istruttori delle varie associazioni di sub».

Anche il padre di Paola ha gli occhi gonfi. La speranza è affidata al robot dei sommozzatori, utilizzato per tutta la giornata di ieri. Ma ancora senza risultati. D’altronde la visibilità nel lago di Como è ridotta ai minimi termini e bisognerà controllare centimetro per centimetro per trovare Paola. Le ricerche sono state sospese dopo il calare del sole, quando ormai c’era pochissima luce. Si riprende ancora oggi e si andrà avanti a oltranza.

Sulla dinamica rimangono ancora molti dubbi su quello che, a tutti gli effetti, è un terribile incidente. L’immersione è avvenuta nella mattina di domenica: Paola Nardini si trovava assieme a Walter Sordelli, 53 anni di Tavernerio, attuale compagno della madre, e Daniele Gandola, un amico cinquantenne comasco.

L’escursione non avrebbe avuto alcun inconveniente, fino al momento della risalita. Proprio mentre stavano cercando di emergere, Paola Nardini sarebbe stata male e ha iniziato a agitarsi. Una crisi di panico, forse. Oppure semplicemente un malore. Non si pensa che si sia trattato, invece, di narcosi da azoto, o ebbrezza da profondità, un disagio che viene accusato in fase di discesa e non di emersione. Non si esclude infine un problema con l’attrezzatura, anche se Paola Nardini era una sub molto scrupolosa, che controllava sempre il proprio materiale. «In tal senso - spiega un altro sommozzatore, che conosceva la giovane - era meticolosa, quasi fanatica per l’attrezzatura. Doveva avere tutto perfettamente a posto».

I tentativi di salvataggio

Sta di fatto che mentre Daniele Gandola ha proseguito la risalita, Walter Sordelli ha tentato di salvare la vita a Paola. Nell’agitarsi, la sfortunata sub si è strappata il boccaglio: Sordelli avrebbe provato a passarle quello di emergenza, ma lei ha strappato il boccaglio del suo soccorritore.

Così l’esperto sub, che è anche istruttore, è dovuto risalire, senza avere la possibilità di attivare il jacket di emergenza della muta di Paola Nardini. Il jacket, in sostanza, sarebbe una sorta di giacchino che, gonfiandosi, avrebbe permesso alla giovane di non andare a fondo, ma risalire.

Sordelli, arrivato in superficie stremato e senza ossigeno nelle bombole, voleva ributtarsi per soccorrere Paola, ma non gli è stato permesso. Alcuni sub di altre associazioni si sono immersi subito, ma anche loro non sono riusciti a trovare la subacquea.

Ma per capire cosa sia avvenuto esattamente quella maledetta domenica, bisogna aspettare che i sommozzatori dei vigili del fuoco di Milano e Como ritrovino Paola. Importante sarà anche analizzare lo stato dell’attrezzatura. Per ora non resta che aspettare. n

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