Orti, capanne e disperati
Viaggio tra i ruderi dell’ex Ticosa

Nell’edificio del Santarella vive una dozzina di stranieri senza tetto. Uno di loro si chiama Bernard, e vorrebbe andarsene. Ma la legge gli impedisce di lasciare il territorio nazionale

Sempre più organizzati gli stranieri che vivono all’ex santarella di viale Innocenzo. Oggi dispongono di capanni realizzati in legno, di acqua corrente, di cucine da campo allestite con l’ausilio di bombole del gas, addirittura di un orto che produce insalata e pomodori. La maggior parte di loro, in tutto una dozzina, proviene da Paesi dell’Africa subsahariana: Ghana, Costa d’Avorio, Senegal. Bernard, 43 anni, ghanese, vive in Italia addirittura da vent’anni. Ha lavorato per molto tempo in alcune aziende importanti: stamperie, supermercati, fino al 2008, quando è scaduto l’ultimo dei suoi tanti contratti a termine. Vive al Santarella da otto anni, cioè da quando rimasto senza lavoro - non ha più avuto la possibilità di pagare un affitto. Si è sposato tre anni fa in Comune con Patrizia, cittadina italiana, che condivide con lui questo stesso, scassatissimo tetto. La sua storia è paradossale. Da una parte, in base a una legge che non viene applicata per il timore di abusi, gli spetterebbe la cittadinanza italiana. Dall’altra, non disponendo di un domicilio, non riesce a ottenere il rinnovo del suo permesso di soggiorno. E’ assistito da un avvocato, ed è probabile che la vicenda finisca davanti a un giudice. Anche perché, paradosso dei paradossi, lui e la moglie vorrebbero andarsene a Dusseldorf, in Germania, dove lo attende un fratello disposto a ospitarlo. Ma senza permesso di soggiorno non può espatriare.

Il servizio completo sul Santarella su La Provincia in edicola domenica 12 luglio

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