Piace la nuova tangenziale
Ma si allungano le code
davanti all’ex Sant’Anna

Problemi lungo la Napoleona davanti al vecchio ospedale per le auto in attesa di svoltare in via Turati

Trentatré secondi di tempo per superare la lanterna semaforica non bastano più a chi sale dalla Napoleona con l’obiettivo di scendere in via Turati: la coda davanti sembra diventata molto più lunga. Forse perché una parte degli automobilisti è diretta sulla nuova tangenziale che, soprattutto nel tratto assimilato alla viabilità urbana, è già stato “adottato” dai comaschi come percorso abituale.

Il tratto stradale già critico, eppure ancora peggiorato, è quello in salita all’altezza del vecchio Sant’Anna. Nelle fasce orarie più trafficate la fila riempie tutta la lunghezza della corsia dedicata alla svolta a sinistra in via Turati e persino l’isola di traffico disegnata sull’asfalto che la precede.

Anche l’assessore alla viabilità Daniela Gerosa dice di aver avuto la sensazione di un allungamento della coda in quel punto e non esclude la possibilità di migliorare la scorrevolezza dell’incrocio, con una revisione dei tempi semaforici o altre misure. «Chiederò ai tecnici - dice - di valutare se e quali migliorie sono possibili».

L’altro giorno alle 18.15 l’incolonnamento cominciava sulla curva a destra precedente il monoblocco. Chi doveva prendere via Turati e non ci stava sulla corsia apposita metteva la freccia e avanzava di fianco alla colonna sperando di infilarsi allo scattare del verde ma bloccando nel frattempo una delle altre due corsie della Napoleona. Il segnale verde dura 30 secondi, il giallo altri 3. Tra una finestra di via libera e la successiva trascorrono un minuto e 30 secondi di rosso durante il quale defluiscono le due corsie provenienti da piazza Camerlata.

«I tempi semaforici sono stati impostati per poter smaltire il traffico in un nodo particolarmente congestionato - chiarisce l’assessore Gerosa - Trenta secondi possono sembrare pochi ma modificarli significa incidere sul traffico proveniente da Camerlata. Faremo una verifica».n 
Francesca Manfredi

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