Poliziotti fermati e disarmati in Ticino.
Il questore: hanno seguito le regole

Il questore difende gli agenti: «Sono professionisti, hanno seguito le regole». A Roma si attiva il Governo.

Per la Polizia cantonale ticinese è già «chiuso» il caso dei due poliziotti della Volante di Como che la notte del 25 gennaio scorso sono entrati in Svizzera per inseguire un automobilista che in Italia aveva speronato una pattuglia della Stradale. I poliziotti, lo ricordiamo, avevano segnalato di essere stati fermati, disarmati, sottoposti ad alcol test e interrogati a lungo dalla polizia elvetica, nonostante avessero ottenuto il via libera all’ingresso in territorio straniero dal Centro di Cooperazione Doganale di Chiasso.

Ieri il portavoce della Polizia Ticinese Renato Pizzolli ha dichiarato alla Rsi che «per parte svizzera il caso è chiuso. Si era proceduto ai controlli, previsti dalle procedure, per verificare la regolarità dello sconfinamento». L’episodio, ha aggiunto Pizzolli, «sarà comunque discusso nei periodici incontri fra autorità svizzere e italiane in materia di polizia».

L’intervento di Barbato

Il caso, però, sembra tutt’altro che archiviato. Ieri, in difesa degli agenti, è intervenuto il questore di Como Michelangelo Barbato che ha scelto di non commentare le procedure adottate oltre confine ma che sui “suoi” uomini mostra di avere le idee chiare. «Si tratta di agenti serissimi - ha detto il questore - poliziotti della Squadra volante con un curriculum di servizio impeccabile, gente di esperienza, che mai si sognerebbe di infrangere le regole o di violare la sovranità territoriale di un’altra nazione senza avere ottenuto tutti i permessi del caso. La realtà è che si sono fermati in dogana, hanno atteso il via libera per proseguire e sono ripartiti soltanto dopo averlo ottenuto».

Ieri, intanto, sulla vicenda è intervenuto anche il deputato Nicola Molteni (Lega), che ha sottoposto al governo un’interrogazione per chiedere che sull’episodio sia fatta «immediata chiarezza». n

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