Razzismo, odio e fascismo
Due comaschi sotto inchiesta

La Digos perquisisce due abitazione sul Lario. Gli inquirenti: «Istigazione alla violenza per fini politici»

Uno dei suoi fondatori, residente nel Comasco, non più tardi di un anno fa lo definiva un «movimento politico». Secondo gli investigatori dell’Ucigos, l’ufficio centrale di investigazioni della polizia, si è trasformato in poco tempo in una organizzazione che ha, come obiettivo, il «perseguimento di finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, con istigazione all’uso della violenza quale metodo di lotta politica e diffusione online di materiale che incita all’odio ed alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi».

Le perquisizioni nel Comasco

Ci sono anche due comaschi (tra loro non compare il nome del fondatore del movimento) tra le persone indagate dalla Procura de L’Aquila e a casa delle quali, l’altro ieri, i poliziotti della Digos di Como si sono presentati per effettuare una perquisizione su ordine della magistratura.

Le indagini hanno preso avvio nel 2019 e sono partite sull’attività di alcuni estremisti di destra residenti in Abruzzo. I poliziotti, monitorato la loro attività sui social network e non solo, intercettando centinaia e centinaia di messaggi inneggianti all’odio, all’uso della violenza, all’incitamento alla discriminazione.

«Le armi si trovano» si legge in uno di questi messaggi. E ancora: «Ho sempre gli anelli alle dita e il manganello dietro ora ho pure un machete». C’è chi ha anche commentato il raid del 2018 a Macerata nel quale Luca Traini sparò a diversi immigrati: «Traini doveva lasciarli tutti a terra». Molti di questi messaggi erano veicolati attraverso una chat whatsapp denominata “boia chi molla”, slogan fascista se ce n’è uno.

Complessivamente gli indagati sono 25 in tutta Italia. Molti appartenenti al gruppo, definendosi apertamente “fascisti”, secondo gli investigatori hanno denigrato esplicitamente i valori della Resistenza e della Costituzione.

L’indagine

Sempre attraverso le chat di messaggistica o il web e i social gli indagati sono accusati di propaganda razzista e di incitamento alla discriminazione. Nel mirino, soprattutto, l’odio verso il popolo ebraico, centinaia i messaggi in cui si nega la Shoah. L‘odio è stato indirizzato , anche contro persone di diversa etnia, contro gli islamici, e non mancano insulti omofobici.

Ovviamente altro bersaglio prediletto l’immigrazione. I richiami al nazi-fascismo, sono stati spesso utilizzati per parlare del contesto attuale, del quale nelle chat vengono evidenziati gli aspetti negativi che avrebbero portato la recessione economica, la disoccupazione: colpa dell’immigrazione e del Covid, quest’ultimo rivisitato in chiave complottista e negazionista.

Tra i passaggi ritenuti significativi da parte degli inquirenti l’affermazione di un appartenente al movimento che commenta i filmati che riprendono i mezzi dall’Esercito Italiano utilizzati a Bergamo per il trasporto delle bare dei deceduti a causa del Coronavirus per essere sottoposti a cremazione: immagini associate ai forni crematori definiti come «un giusto mezzo».

L’Ultima legione aveva fatto proseliti nel Comasco. Perché oltre al fondatore (che non risulta comunque indagato nell’indagine) gli inquirenti hanno anche identificato due attivissimi membri. Secondo gli inquirenti le chat create tra gli appartenenti al movimento di estrema destra avevano lo scopo di reclutare militanti per mettere in piedi una struttura politica di ispirazione fascista. Gli investigatori parlano di elevato grado «di fanatismo violento, intriso di xenofobia e nostalgie filonaziste» che «sfociano in non meglio precisate progettualità delittuose e di eversione dell’ordine democratico, nonché nell’aperta esaltazione di recenti stragi di matrice suprematista».

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