Slot, i baristi bocciano la legge
«Lo sconto è poco, ce le teniamo»

«L’agevolazione Irap prevista dalla Regione? Mille euro all’anno non bastano»

«Sono le macchinette cambia soldi la vera rovina». «Norme contro lo Stato»

Como

«È una legge contro lo Stato e lo Stato ne chiederà ragione». Barbara Zerbi, titolare del bar della Stazione Como Lago, sintetizza quel che pensano un po’ tutti i baristi che hanno le slot.

Le slot sono legali. Lo Stato è il primo che ci guadagna, molto più che i baristi. La vera cura sarebbe dichiararle illegali, anche se poi resterebbero tutti gli altri giochi per chi vuole tentare la fortuna (finendo spesso con il rovinarsi).

Per questo le misure contenute nella legge della Regione sono vissute come una limitazione che non arginerà il problema dei malati di gioco. I baristi sono i primi a riconoscere che esiste e lo vedono ogni giorno sotto i loro occhi. Ma anche questo non basta. Perchè secondo loro non tocca a una legge decidere quanto la gente deve giocare (o fumare o mangiare o bere alcolici).

In più, lo sconto dell’aliquota Irap dello 0,92 per cento, pari circa a mille euro all’anno per chi leva le slot, secondo loro, non è sufficiente a far levare un coro di «sì, allora le tolgo anch’io». Anzi il coro è proprio il contrario. Dicono tutti: troppo poco, le macchinette le tengo.

Qualcuno pensa che la vera rovina siano le macchinette cambiasoldi che permettono di cambiare i soldi all’infinito, mentre chiedendo ai soldi ai baristi si avrebbero disponibilitò di monete da giocare limitate. In ogni caso per tutti il problema è a monte. Lo Stato legalizza le macchinette perché ci guadagna poi vengono incolpati i baristi che le tengono.

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