Tasse su tasse
Il federalismo fiscale
beffa i comaschi

Artigiani liberi dal fisco solo dopo ferragosto

La pressione nel capoluogo aumentata del 4,5%

A Varese e Lecco situazione migliore della nostra

Il federalismo fiscale tartassa i comaschi. E con la scusa della tassazione decentrata gli artigiani e le piccole e medie imprese lariane si ritrovano a lavorare per Stato, Regioni, Province e Comuni fino a dopo Ferragosto, mentre solo tre anni fa il debito con il fisco veniva chiuso a fine luglio.

Il taglio dei trasferimenti, il decentramento dell’imposizione fiscale e il boom delle imposte stabilite dalle amministrazioni sul territorio creano squilibri assurdi a livello nazionale. E così se un artigiano di Como finisce di lavorare per il fisco il 16 agosto, il collega di Sondrio inizia a respirare già (si fa per dire) dal 28 luglio e una bottega di Cuneo inizia a lavorare per se stessa a partire dal 25 luglio.

«Mostro a tre teste»

Tutta colpa di quello che la Cna - il cui centro studi ha elaborato i dati sull’imposizione fiscale a carico degli artigiani e delle piccole e medie imprese - ha definito come «un mostro fiscale a tre teste: nazionale, regionale e comunale».

Le elaborazioni dell’Osservatorio permanente sulla tassazione in 112 Comuni d’Italia mostra differenze notevoli tra città e città. Dopotutto, sottolinea la confederazione degli artigiani, «Comune che vai, tassa che trovi». L’aveva detto anche il sindaco Mario Lucini, nel giustificare la batosta di Irpef e Tasi sui cittadini comaschi: dallo Stato arrivano sempre meno fondi, e così gli enti locali si ritrovano a dover caricare le loro di imposte, finendo per creare non solo malumori, ma anche tante differenze.

Diseguaglianze aumentate in maniera sensibile negli ultimi anni. Basti dire che se la media della pressione fiscale sulle piccole e medie imprese comasche nel 2011 era del 57%, nel 2014 il centro studi di Cna stima che sarà del 62,2%, oltre il 6% in più di Cuneo, ma - va detto - anche il 12% in meno di quanto avviene a Roma.

A livello lombardo meglio di Como stanno sia Varese chee Lecco, oltre che Sondrio; peggio Milano, Bergamo e Monza.

Tesoretto in fumo

Sconfortante, poi, è il dato relativo al cosiddetto tax free day, ovvero il giorno in cui un’azienda può finalmente iniziare a lavorare per se stessa. Giorno che, a Como, coincide con il 16 agosto, ma che Firenze, Roma e Bologna vedono soltanto il 29 settembre.

Questo “gioco al massacro” figlio del federalismo fiscale ovviamente impoverisce artigiani e le imprese di piccole e medie dimensioni. Che se tre anni fa a Como potevano contare, dopo aver pagato le tasse, su un reddito superiore ai 21mila euro, ora non arrivano a 19mila euro. Una perdita di quasi 2.300 euro, denaro sottratto anche alla possibilità di investimenti.

Anche in questo caso le vicine Varese e Lecco stanno meglio, potendo contare mediamente su un migliaio di euro in più.

In assenza di un analogo studio sulle famiglie, è possibile solo fare una stima sul fatto che anche su questo fronte il federalismo fiscale sta causando differenze e diseguaglianze clamorose. Con il «mostro a tre teste» sempre più alla vorace ricerca di fondi.n

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Risparmi persi In appena tre anni gli artigiani comaschi e le piccole e medie imprese hanno perso, mediamente, un piccolo tesoretto a causa dell’aumento dell’imposizione fiscale locale

18.400

Reddito disponibile A livello nazionale la media del reddito disponibile per artigiani e Pmi dopo la batosta fiscale supera di poco i 18mila euro. A Como è di 18.898 euro

4,5%

Pressione fiscale È la percentuale di incremento della pressione fiscale sugli artigiani comaschi, passata dal 57,7% del 2011 al 62,2% stimato quest’anno

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