Trasportavano merci senza abilitazione
Reato prescritto per 15 camionisti

Non luogo a procedere, facevano parte del gruppo dei 55 a processo per falso - Lo scandalo venne a galla nell’ambito dell’indagine sulla gestione della Motorizzazione civile

Cinquantacinque autisti e autotrasportatori a processo. Altrettanti avvocati a difenderli. Una mole di presenze che ha richiesto, nonostante si trattasse di una udienza preliminare, l’apertura dell’aula della Corte d’Assise per ospitare l’udienza.

Si è tenuta ieri mattina la seduta relativa alla vicenda nata dall’indagine della Polizia stradale di Como e del pubblico ministero Massimo Astori, relativa a un giro di presunti falsi in merito alla frequenza dei corsi per ottenere, tramite le autoscuole del Comasco, la Carta di qualificazione del conducente (in sigla Cqc), ovvero un titolo che abilita al trasporto professionale sia di merci sia di persone. Certificazione che secondo l’accusa era stata concessa senza aver seguito – interamente – i corsi che erano invece obbligatori.

L’udienza preliminare di fronte al giudice Andrea Giudici si è divisa in più parti. La prima ha riguardato gli autisti che hanno scelto di patteggiare (dieci) con accordi di pena compresi tra i sei e gli otto mesi. Per 15 autisti, invece, il giudice ha accolto l’eccezione di competenza territoriale che ha spostato il processo a Busto Arsizio, essendo il corso (non frequentato, secondo l’accusa) avvenuto a Uboldo e non in provincia di Como.

Un’altra quindicina di autisti, invece, ha sentito pronunciare la sentenza di «non luogo a procedere» in seguito all’intervenuta prescrizione. Tutti gli altri sono infine stati rinviati a giudizio in un processo che si aprirà il 23 marzo del 2023.

Il fascicolo finito ieri in udienza preliminare risaliva a eventi avvenuti tra il 2014 e il 2016. Secondo quella che è la tesi della Procura, gli autisti e i camionisti – divisi dallo stesso pubblico ministero in due grossi gruppi, quelli che «non avevano frequentato alcun corso» e quelli che al contrario li avevano «frequentati parzialmente» - avrebbero ottenuto il riconoscimento Cqc senza averne i requisiti. Ovvero, non frequentando proprio oppure facendo sono in parte, i corsi obbligatori presso le autoscuole.

Per questo motivo le contestazioni parlano di falso nei registri di frequenza dei corsi professionali Cqc, e del successivo falso per avere indotto in errore i pubblici ufficiali addetti al rilascio delle patenti, «certificazioni amministrative ideologicamente false in quanto rilasciate sul falso presupposto della sussistenza del requisito di legge dell’avvenuta regolare frequenza dei corsi di qualificazione».

In merito ai corsi, gli autisti – sempre secondo la tesi accusatoria – avrebbero «omesso (totalmente o parzialmente) di frequentare i corsi nonostante l’obbligatorietà della frequenza quale condizione per il rinnovo della qualificazione Cqc , fissata in almeno 32 ore su 35 di lezione». Registri che al contrario sarebbero stati sottoscritti solo in tempo successivo oppure in un’unica soluzione alla fine di ogni singolo corso.

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