Apertura della frontiera
con la Svizzera
Gobbi frena: «È presto»

Il presidente del Ticino a Roma per l’incontro con i ministri Giorgetti e Garavaglia. «Necessaria omogeneità di regole al di qua e al di là del confine nella gestione della pandemia»

Le riaperture a spot al di qua ed al di là del confine non giovano alle dinamiche transfrontaliere, legate da quattordici mesi a questa parte ai saliscendi della pandemia.

«È importante che si evitino fughe al di qua ed al di là del confine per rincorrere le attività aperte. Per questo con i ministri del Turismo, Massimo Garavaglia e dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti abbiamo condiviso la necessità di omologare le riaperture a seguito delle restrizioni su entrambi i lati della frontiera, anche per evitare ciò che sta accadendo in queste due settimane, con le terrazze (vale a dire le aree all’aperto) di bar e ristoranti che da noi hanno riaperto lunedì, mentre da voi rialzeranno le serrande la prossima settimana», conferma a “La Provincia” il presidente del Governo cantonale Norman Gobbi, di rientro da una tre giorni di incontri istituzionali nella Capitale.

Clima cordiale

Incontri svolti «in un clima cordiale», come ha precisato in una nota il Ministero dello Sviluppo Economico. Ma è sulla riapertura delle frontiere in direzione Italia - con lo stop all’obbligo del tampone negativo in ingresso che secondo quanto anticipato ieri dal senatore varesino Alessandro Alfieri dovrebbe arrivare entro due settimane - che si gioca la partita legata alla stretta attualità.

«Sono misure di carattere sanitario, di cui non si è parlato negli incontri di questi giorni. Ritengo però che le eccezioni proposte dall’altra parte del confine mi fanno un po’ sorridere. Dovrebbe essere la prudenza a farla da padrone con la pandemia ancora in essere. Invece mi sembra che la strada sia quella di trovare soluzioni facili che portano a benefici immediati, ma che evidentemente vanno contro quel principio di prudenza che oggi più che mai viene chiesto», rimarca il presidente del Governo di Bellinzona.

Dunque dal Ticino, arriva un “no” a questa misura, “anche se prima bisognerà attendere che ciò si concretizzi per le valutazioni del caso”, aggiunge Norman Gobbi, che ribadisce il concetto in base al quale “nell’interesse comune sarà importante gestire bene le riaperture».

Non poteva mancare un accenno al nuovo accordo fiscale, sottoscritto proprio a Roma il 23 dicembre e al momento fermo al palo a causa delle turbolenze politiche italiane. «Abbiamo cercato di capire quale potrà essere il cronoprogramma da parte italiana. Ci è stata data conferma che nonostante il cambio alla guida del Governo l’iter non si è interrotto. Non c’è ancora un calendario dei lavori. Il ministro Giorgetti ha assicurato il massimo impegno d’intesa anche con il Ministero dell’Economia e Finanze, che è il responsabile di questo dossier», conferma il presidente del Governo ticinese. Un altro punto di contatto è rappresentato dal turismo e, principio condiviso anche dal ministro Massimo Garavaglia, la Regio Insubrica potrebbe diventare un valido interlocutore in tal senso.

Flussi turistici

La base su cui lavorare è rappresentata dal numero importante di turisti che hanno scelto le località turistiche ticinesi e del Comasco per trascorrere le vacanze. La scommessa in campo turistico si chiama Europa con un evento transfrontaliero organizzato per il prossimo autunno. Domanda finale ancora sulle frontiere. «L’unico rimedio possibile per superare questa situazione di stallo è rappresentato dalle vaccinazioni», chiosa il presidente del Governo di Bellinzona, anche se «con le frontiere chiuse, la criminalità in Ticino si è quasi azzerata».

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