Arriva il Green pass
Caos nell’autotrasporto
«Rischiamo lo stop»

Non chiarita la gestione degli autisti stranieri. Colato (Fai): «Senza un chiarimento la logistica in tilt»

Mancano pochi giorni al D-day: da venerdì 15 ottobre, per accedere ai luoghi di lavoro pubblici e privati, sarà obbligatorio avere il Green pass. Un provvedimento che riguarda tutte le categorie di lavoratori, compresi gli autotrasportatori. Da venerdì anche gli autisti, per entrare nelle aziende, caricare o scaricare le merci dovranno essere in possesso della certificazione verde, ottenuta dopo la vaccinazione o dopo essersi sottoposti a un tampone. Uno scenario che rischia di mettere in forte difficoltà un settore come quello dei trasporti che conta la presenza soprattutto di addetti stranieri.

Corto circuito

Come dovranno comportarsi infatti le imprese che attendono gli autisti dall’estero per ricevere il materiale? Tra i non italiani, molti sono sprovvisti di un documento equiparabile per validità al Green pass italiano. Tanti autisti sono infatti provenienti da Paesi, soprattutto dell’Est Europa, che hanno utilizzato vaccini non riconosciuti dall’Ema e quindi non in condizioni di generare il Green pass. L’unica strada possibile sarebbe far sottoporre queste persone a tampone, ma risulta poco praticabile per una questione di costi e organizzazione. La situazione rischia di paralizzare l’intero sistema dei trasporti.

«Stiamo seguendo con molta preoccupazione gli sviluppi di questa vicenda - dichiara Giorgio Colato, presidente Fai autotrasportatori Como - il Green pass obbligatorio per gli autisti di mezzi pesanti aggrava il problema della carenza di personale con cui il settore sta lottando da tempo e potrebbe portare come estrema conseguenza a un blocco dei trasporti». A pochi giorni dall’entrata in vigore del decreto il comparto sta vivendo ore molto concitate.

La richiesta

«Non è pensabile esentare gli autisti stranieri dall’obbligo di Green pass perché questo significherebbe penalizzare i lavoratori italiani - prosegue Colato -, rendere obbligatoria la certificazione valida sul territorio nazionale potrebbe nel contempo indurre le società straniere a non muoversi verso l’Italia, lasciando così aziende e imprese impossibilitate a ricevere il materiale. Se non vengono chiarite velocemente alcune dinamiche e fatta chiarezza corriamo il rischio di innescare un corto circuito che andrà a impattare sull’intero sistema logistico. Non dimentichiamo che conviviamo da tempo con la mancanza di personale specializzato, con la concorrenza tra il costo del lavoro all’estero e in Italia che sfavorire i nostri connazionali e assistiamo a un continuo innalzamento del prezzo del carburante. Tanti nodi da sciogliere a cui ora si aggiunge un nuovo ostacolo che va risolto in tempi brevi».

Nel frattempo Unatras, l’Unione delle associazioni dell’autotrasporto italiane, si è rivolta al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, chiedendo che venga garantita l’applicazione omogenea della norma su tutto il territorio nazionale e per tutti gli operatori , provvedendo a un aggiornamento dei protocolli anti- Covid nel settore del trasporto e della logistica.

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