Como, ristoranti aperti
Prove di sopravvivenza
facendo mensa aziendale

Aumentano i locali che lavorano a pranzo. Servizio in convenzione con le imprese

Sono mesi che devono fronteggiare aperture temporanee, intervallate da lunghe chiusure diventate ormai intollerabili per un settore che sta pagando duramente gli effetti dell’emergenza sanitaria. I ristoratori rappresentano una delle categorie più colpite dalle restrizioni messe in atto per limitare la diffusione del contagio e i ristori fino a oggi arrivati non sono sufficienti per fronteggiare le perdite subite. Ma c’è chi in queste ultime settimane ha cercato di aggirare l’ostacolo delle forzate chiusure, trovando un modo per fornire un servizio a molti lavoratori e proseguire, almeno nella pausa pranzo, con le l’attività. Sono numerosi infatti i ristoranti del comasco che hanno deciso di trasformarsi in una sorta di mensa, svolgendo perciò l’attività di ristorazione al tavolo all’interno dei locali in favore di lavoratori di aziende.

Un servizio che può essere fornito però solo a una condizione: l’esercente e il datore di lavoro devono aver instaurato un rapporto contrattuale.

«Possiamo vedere questa possibilità come una possibilità temporanea perché alcuni ristoranti possano operare anche in zona rossa o arancione e fornire un prezioso servizio a molti lavoratori - commenta Mauro Elli di Fipe Como e chef del ristorante Il Cantuccio di Albavilla - Ci sono però rigide regole da seguire: gli esercizi devono stipulare con il datore di lavoro uno specifico accordo contrattuale, il pasto può essere consumato solo dai dipendenti dell’azienda indicati e devono sempre essere rispettati i protocolli e le linee guida diretti per prevenire o contenere il contagio come il distanziamento e la sanificazione degli ambienti. Certamente questa non è la soluzione per superare una stato di profonda crisi, ma un’opportunità che diverse realtà hanno deciso di sfruttare per continuare a operare. Questa modalità rappresenta per molti l’unica strada ormai possibile per sostenere una situazione che si fa sempre più complessa».

Tra chi ha deciso di percorrere questa via c’è la Trattoria Edda di Cremnago d’Inverigo. Paolo, Ivan e Fabio Fossati - quest’ultimo anche membro di Fipe Como - hanno così ripreso un servizio che da decenni vede il loro locale meta di tanti lavoratori dipendenti di ditte e aziende del territorio.

«Le prescrizioni sono rigorose, ma almeno così possiamo lavorare anche nel ristorante, oltre che con l’asporto - commentano - è necessario avere sempre a disposizione una copia del contratto sottoscritto tra esercente e datore di lavoro e l’elenco del personale beneficiario del servizio. Non possiamo accogliere i liberi professionisti se non in possesso di contratto con un’azienda. Siamo consapevoli però che questo resta solo un modo per cercare di sopravvivere in un momento di grande incertezza».

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