Confindustria e gli “esclusi” dal lavoro: «Grandi risultati con il nuovo progetto»

Disoccupati La soddisfazione di Pozzi: «Aiutiamo tanti attraverso il Centro per l’impiego». Grazie a Enfapi si attiva una formazione specifica. Ora il sistema inizia davvero a funzionare

Si è trovato finalmente il link tra le offerte di lavoro delle imprese comasche che non trovano personale e quel bacino di quasi tremila persone che nella nostra provincia sono disoccupate o inoccupate. È stato avviato questa settimana da Enfapi il corso di 48 ore per operatore tessile rivolto a una selezione di persone adulte nato dalla collaborazione tra Confindustria Como e l’amministrazione provinciale. Ed è solo l’inizio di un lavoro di squadra.

Il Centro per l’impiego intercetta gli adulti fuori dal lavoro, inclusi i percettori di reddito di cittadinanza, e li profila, individua le competenze e anche la capacità o meno di apprenderne di nuove. Confindustria Como è uno dei soggetti che contribuisce a individuare i settori dove più c’è bisogno di inserimenti lavorativi e, attraverso Enfapi, eroga la formazione ad hoc.

Gioco di squadra

Le risorse le mette il progetto GOL, nazionale, che per la Lombardia ha stanziato quasi 100 milioni di euro fino al 2025. A questi si sono aggiunti 600 milioni per il rafforzamento dei Centri per l’impiego: premessa per renderli efficienti. Il sistema, almeno in Lombardia, comincia a dare risultati in tempi anche più brevi di quanto non si fosse previsto.

«Attraverso il Centro per l’impiego possiamo intercettare le persone che in questo momento non stanno lavorando, in genere con difficoltà a reintrodursi nel mercato del lavoro e con la necessità di riqualificarsi – spiega con soddisfazione Antonio Pozzi, imprenditore, vice presidente Confindustria Como con delega a Education, scuola e formazione – il progetto ci ha messo in condizione di costruire un dialogo tra CpI, enti accreditati per la formazione come lo è Enfapi e mondo delle imprese».

Altri percorsi in arrivo

Sono le politiche del lavoro che cominciano in concreto a funzionare in un territorio dove il lavoro c’è e la disoccupazione è dovuta a disagi sociali complessi. I casi più difficili vedono l’intervento dei servizi sociali. In altri serve una riqualificazione che, ed è la condizione necessaria, la persona deve rendersi disponibile ad assumersi. Il primo passo infatti è attivare la responsabilità personale, sapendo che in caso di rifiuto si perde la possibilità, salvo alcuni casi, di usufruire di misure contro la povertà come è il reddito di cittadinanza.

«Enfapi, presente sul territorio con tre sedi, prosegue i suoi corsi professionali per i giovani in elettronica, manutentore meccanico e in turismo, ma a questi affianca la formazione per adulti in base alle esigenze che via via si andranno a definire – continua Antonio Pozzi - il mondo del tessile ha da subito espresso la necessità di operatori tessili, con capacità del tutto specifiche per il lavoro sui telai. A breve altri 4 o 5 percorsi si andranno a concordare per altri ambiti industriali». Un’azione concreta che non basta a riequilibrare quel gap generazionale che si prevede incolmabile da qui a qualche anno, ma è nella direzione che mitiga un paradosso: disoccupazione oltre il 5% a Como e aziende che non trovano personale per oltre il 40% delle ricerche.

«Si dovrà continuare a svolgere un buon orientamento nei confronti dei ragazzi in uscita dalle secondarie di primo grado – conclude il responsabile formazione per Confindustria Como – cercare di recuperare alla scuola i neet, i giovani che non studiano e non lavorano e che sfuggono anche alle politiche attive del lavoro. Infine si dovrà ragionare su come gestire i flussi migratori perché possano, con politiche di inclusione corrette, contribuire all’economia del Paese».

© RIPRODUZIONE RISERVATA