Coronavirus, il turismo
Case vacanza chiuse
e stagione cancellata

Si stima un calo del 50-60% del giro d’affari: persi tre mesi di alta stagione degli affitti brevi sul Lario. «Indennizzi soltanto per strutture con profili d’impresa»

Aprile, il più crudele dei mesi? Se il celebre verso di T. E. Eliot fosse una domanda avrebbe risposta affermativa sul lago di Como. Perché, se il sistema turistico è in sofferenza da coronavirus, il settore delle case vacanza avverte la più grande frenata della sua storia, dopo un 2019 di crescita assoluta, che ha portato il territorio lariano sul podio, alle spalle di Brescia e Milano. A fronte della previsione più pessimistica elaborata dal Cerved per il comparto alberghiero (-70%), per l’ambito ricettivo “non alberghiero” è ragionevole «un calo dal 50 al 60%» secondo Claudio Zanetti, nella giunta di Confcommercio. Si stima, secondo i dati a disposizione dell’ente, che in città vi siano 850 strutture configurabili come “case vacanza” (appartamenti ad affitti brevi), contro le 3000 della provincia.

Quali realtà sono più colpite dalla crisi sanitaria? «Almeno tre mesi d’alta stagione saranno persi e non è dato sapere quando riprenderanno i flussi dall’estero - premette Zanetti -. Dobbiamo però distinguere tra strutture gestite in forma imprenditoriale, con più immobili, e appartamenti gestiti in modo più familiare da privati cittadini».

Il gruppo di gestori di case vacanze di Confcommercio conta 250 associati: 130 sono società e il resto privati. Una quota del 20% è costituita dalle agenzie immobiliari che gestiscono gli affitti brevi per conto dei privati. «Le realtà imprenditoriali hanno costi sicuramente elevati e spesso anche personale, quindi sono più esposte agli effetti dell’emergenza - continua Zanetti - Tuttavia possono fruire, in linea teorica, di agevolazioni del credito e del rinvio delle tasse». A marzo sul lago il 50% della stagione è già coperto. «Potevano essere mesi molto promettenti - si rammarica Sergio Brunati, del Residence il Vicolo, in via Cinque Giornate - A fine febbraio avevamo prenotazioni fino a metà luglio, agosto. Le abbiamo azzerate».

Le strategie non mancano: «Ad esempio, offriamo la prenotazione facilitata per il Salone del Mobile del 2021». Ma, «anche se dobbiamo lasciare che “passi la nottata”, dubito che gli stranieri verranno in Italia.». Manca al settore la capacità di fare lobbing. «Noi chiediamo liquidità per rimetterci in carreggiata per il 2021» dice Simone Molinari, titolare di case vacanza a Bellagio e a Forte dei Marmi, in Toscana, a fronte dei soggiorni disdettati in blocco fin dall’inizio dell’emergenza. Un dipendente in cassa integrazione, personale stagionale sospeso. E «per i 25 mila euro da erogare “in tempi veloci” aspetteremo non meno di un mese». Cosa fare, nel frattempo, in attesa di una “Fase2” delle case vacanza e della ripresa delle prenotazioni online sulle piattaforme di booking?

C’è chi, come Francesco De Zuane (Masia Holiday Apartment Como Lake, Como) sta attuando «una serie di migliorie e aumentando i servizi». Manuela Maesani (Relais di Giada, via Vittorio Emanuele e piazza San Fedele) risponde alle mail della clientela che, con dispiacere, cancella i soggiorni. «Appena finirà l’isolamento, le case vacanza potrebbero essere una buona idea per le famiglie - dice -. Sto pensando a fare un’offerta di due giorni con un terzo in regalo». Cambierà la fruizione turistica. «Si dovrebbero facilitare le prenotazioni online dei battelli - aggiunge - e pensare a pacchetti di escursioni con costi fissi». Per Zanetti di Confcommercio è il momento propizio per studiare incentivi per il turismo(«dare un credito d’imposta a chi fa questa scelta»). Quanto al futuro, «è probabile che soprattutto i privati cambieranno strategie d’affitto, ri-orientandosi verso modalità più tradizionali».

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