Crisi, 100 in coda
al centro per l’impiego

Tanti giovani, ma anche padri di famiglia, cercano un lavoro o aprono le pratiche per la mobilità. «In Ticino l’esperienza conta, qui invece no». Lo spauracchio di una nuova riforma delle pensioni

Una mattinata di passione al centro per l’impiego di Como, dove in sole quattro ore, ieri, si sono presentate un centinaio di persone per cercare un posto di lavoro o per aprire le pratiche di disoccupazione e mobilità.

La maggiore affluenza tra le 9 e le 11.30, quando in fila c’erano sia giovanissimi che padri e madri di famiglia in attesa di risposte o soluzioni per il futuro.

Tanti gli over 40 e 50, troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per lavorare; persone in un limbo di incertezza come quello reso famoso dalla comasca Daniela, il cui appello è stato letto dal Presidente Giorgio Napolitano durante il discorso di fine anno. E sono loro i più preoccupati per ciò che porterà il 2014.

«Certo, per chi non è più giovanissimo i problemi sono maggiori – conferma Rita Bevacqua – il mondo del lavoro è sempre più precario e le certezze sono sempre meno. Anche tutte le conquiste che sono state ottenute in passato sono andare perse».

«L’unica speranza, per quelli che hanno alle spalle già tanti anni di lavoro, è che non cambino ancora le leggi sulla pensione – continua – altrimenti tanti che adesso sono in mobilità diventeranno degli esodati».

La differenza con la Svizzera

Ma i dubbi sul futuro sono al centro anche delle parole dei più giovani, soprattutto delle donne. «In Italia è molto più sentita la questione dell’età – dice Valentina Passalacqua, 33 anni – tutti preferiscono assumere un giovane perchè così si risparmia. In Svizzera invece conta ancora l’esperienza, ciò che sai fare viene tenuto in considerazione; per questo preferirei trovare un lavoro oltreconfine. Anche perchè gli stipendi sono nettamente più alti».

La beffa della riforma Fornero

Trovare un lavoro, infatti, non basta per cancellare le paure. A fare la differenza sono anche la stabilità e la retribuzione.

«È difficile, il mercato del lavoro è in grossa crisi, soprattutto quello italiano – aggiunge – speriamo veramente che questo sia l’anno della ripresa, così come dicono. Per me è iniziato da disoccupata, però lo vivo come un nuovo inizio. Purtroppo abbiamo grossi sprechi, invece di convogliare le energie buttiamo tutto via».

Anno nuovo vita vecchia, e speranza che comincia ad affievolirsi, per padri e madri di famiglia con poca voglia di chiacchierare. Anche perchè in fila, al freddo, fuori dallo sportello dell’ufficio di collocamento, c’è anche chi, la pensione, l’ha vista sfumare a causa della riforma Fornero.

«Mi mancava un anno e mezzo di lavoro – racconta un signore che preferisce rimanere anonimo – adesso, a 59 anni, devo lavorarne altri otto. All’epoca della riforma Fornero avevo già raggiunto 40 anni di contributi perché ho iniziato a lavorare a 14 anni, ma ero troppo giovane. Così, adesso, andrò in pensione a quasi 70 anni e con quasi 50 anni di contributi. Spero soltanto - chiude - che non cambino ancora le cose».

Simona Facchini

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