Energia dai boschi, un tesoro ignorato. In Lombardia il 41% del patrimonio forestale non è gestito

A Lariofiere la nuova edizione di Forlener, rassegna dedicata alla valorizzazione del patrimonio forestale. «Finalmente le biomasse riconosciute fonti rinnovabili»

C’è un tesoro in Lombardia, ma non viene adeguatamente sfruttato. Le foreste lombarde coprono il 26 per cento della superficie regionale, ma il 41 per cento dei boschi non è sottoposto ad alcuna gestione controllata.

Il tema è emerso ieri a Lariofiere dove è partita l’undicesima edizione di Forlener, la manifestazione biennale dedicata alla filiera dell’energia dal legno. Tra tanti espositori di attrezzature agricole e biomassa legnosa, non mancano i convegni con esperti e operatori: in apertura alcuni docenti universitari hanno presentato Usefol, un progetto di ricerca finanziato da Regione Lombardia per migliorare la gestione dei boschi nell’ottica del risparmio energetico e della lotta al cambiamento climatico.

La classificazione

La conferenza è stata promossa da Fiper, la Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili. «Esiste ancora un pregiudizio sull’uso delle biomasse legnose a fini energetici - ha ricordato Vanessa Gallo, segretario generale di Fiper - ma grazie all’impegno del governo italiano e di altri Paesi l’Unione Europea le ha riconosciute come rinnovabili».

Lo studio Usefol, effettuato dall’Università degli Studi di Milano e dall’Università di Torino sui territori campione dell’alta Valtellina e della Val Camonica, va nella direzione di migliorare la gestione dei boschi e l’approvvigionamento della biomassa legnosa per riscaldare gli edifici.

«Abbiamo realizzato delle linee guida - spiega il dottor Luca Nonini dell’Università degli Studi di Milano - per comprendere quanto legno si può prelevare da una foresta e come. Gli elementi da considerare sono molti: la presenza e la tipologia delle strade forestali, la proprietà dei terreni (operare su quelli privati è molto più difficile), eventuali elementi di disturbo naturali e antropici, le caratteristiche del terreno e della vegetazione».

Tenendo conto di questi fattori, è possibile stimare quanto legno si potrà asportare da un bosco senza intaccare l’ecosistema, oltre ai costi che dovranno sostenere le aziende.

In giornate segnate dalle tragiche notizie delle alluvioni in Emilia Romagna, di particolare interesse è la riflessione del professor Giorgio Vacchiano dell’Università degli Studi di Milano sul ruolo delle foreste nella lotta al cambiamento climatico. «La crisi climatica esiste, il riscaldamento attuale è il più intenso degli ultimi duemila anni ed è causato dalle nostre azioni. La buona notizia è che si può attenuare e le foreste, se gestite correttamente, possono aiutarci».

Gli obiettivi

A livello globale le foreste assorbono il 29 per cento delle emissioni di CO2, in Italia questo dato scende al 6 per cento. Il motivo è la gestione inadeguata o assente dei boschi: «Attualmente le nostre foreste assorbono 28 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, l’Unione Europea ci obbliga ad arrivare a 35 milioni. Dobbiamo renderle più resistenti ed efficienti attraverso tagli selettivi, utili per fronteggiare la siccità e arginare gli incendi, e dobbiamo incrementare la biodiversità. Regione Lombardia è avanti nella gestione forestale, ma il futuro va pianificato con attenzione».

Utilizzare le foreste come alleati nella lotta al cambiamento climatico può anche essere un affare. «Tra pochi mesi partirà il mercato nazionale dei crediti di carbonio. Attualmente una tonnellata di CO2 compensata vale circa 25 euro, i crediti verranno assegnati a coloro che metteranno in campo una serie di azioni utili volte a ritardare il ritorno della CO2 nell’atmosfera e a intensificare l’assorbimento dell’anidride carbonica».

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