Frontalieri, caos tasse
«È il governo Conte
che vuole aumentarle»

L’assessore Sertori ribalta le accuse dopo le polemiche intorno alla lettera Fontana-Vitta. Ma Pd e 5Stelle insistono: «Bisogna fare chiarezza»

Nessuno, tra le varie forze politiche, vuole (almeno a parole) che l’accordo tra Svizzera e Italia, parafato nel 2015 e sostanzialmente abbandonato poi al proprio destino, vada in porto, perché ciò significherebbe doppia imposizione per i frontalieri e ristorni ai Comuni decisi in base ad un nuovo e nebuloso meccanismo.

Eppure ieri pomeriggio, durante la seduta della Commissione Speciale di Regione Lombardia per i Rapporti con la Confederazione Svizzera (chiesta dal Pd dopo la lettera a doppia firma Regione-Consiglio di Stato ticinese), l’assessore regionale leghista Massimo Sertori ha manifestato più d’una preoccupazione circa il fatto che «l’accordo del 2015 tra Italia e Svizzera potrebbe tornare d’attualità insieme ad altri dossier che questo Governo ha in essere. E questo noi vogliamo evitarlo nella maniera più assoluta». Di fatto, Massimo Sertori ha rispedito, con questa dichiarazione, al Pd le accuse mosse la scorsa settimana alla Giunta regionale guidata da Attilio Fontana di aver svenduto frontalieri e ristorni alla causa ticinese.

I toni tra le parti restano accesi, considerato che il Partito Democratico - attraverso Angelo Orsenigo e Samuele Astuti - ha chiesto a Regione Lombardia di ritirare la firma alla lettera datata 30 aprile e sottoscritta da Attilio Fontana e dall’ex presidente del Governo di Bellinzona, Christian Vitta. «L’attuale maggioranza che governa Regione Lombardia ha dimostrato di voler rivedere da subito l’accordo del 1974, peggiorandolo, come peraltro ha ribadito il sindacato ticinese Ocst in un suo comunicato - ha affermato, perentorio, il consigliere regionale Angelo Orsenigo -. Grazie al senatore Alessandro Alfieri abbiamo scoperto l’esistenza della lettera in cui Fontana e Vitta chiedono di intervenire con urgenza sull’accordo parafato nel 2015. Da qui la richiesta di una convocazione della Commissione speciale, in cui l’assessore Massimo Sertori, in modo sorprendente, ci ha detto che non è come sembra». Dal Pd la richiesta di un’audizione urgente di sindacati e del presidente dell’Associazione dei Comuni di Frontiera. «L’assessore regionale era in imbarazzo - le parole del senatore Alessandro Alfieri, intervenuto sulla vicenda -. Abbiamo fermato il tentativo della Lega di far gestire a Regione Lombardia i soldi dei ristorni. Adesso c’è da pensare all’economia dei nostri territori di frontiera».

Pronta la replica di Sertori: «Per quanto riguarda il sistema fiscale degli attuali frontalieri non cambierà nulla, mentre per i nuovi assunti, la richiesta - sempre che il Governo la faccia propria - è che si inserisca una particolare aliquota in Italia che possa abbassare la pressione fiscale su questa categoria di lavoratori». In base alla doppia imposizione, prevista dall’accordo del 2015, agli attuali 1440 franchi pagati da un dipendente (single) in Ticino si aggiungerebbero oltre 8000 euro di tasse da versare in Italia. «Vedremo se l’attuale Governo vorrà prendersi la responsabilità di procedere all’approvazione e quindi all’entrata in vigore dell’accordo del 2015», la chiosa di Massimo Sertori. «La maggioranza è divisa sui frontalieri, ci vuole chiarezza», così in una nota il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Raffaele Erba, che ha aggiunto: «Le parole del presidente Fontana hanno allarmato sia i frontalieri che i Comuni di confine». E sull’accordo parafato nel 2015, questa la posizione di Raffaele Erba: «Non mi risulta sia tra le priorità del Governo». Il dibattito è più che mai aperto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA