I frontalieri temono più tasse
«No, saranno garantiti»

Reazioni preoccupate sui social dopo l’accordo raggiunto tra i negoziatori in Italia e Svizzera. I sindacati: «Ci sarà più tutela»

Sui social viaggia la preoccupazione dei frontalieri: «Alla fine, pagheremo più tasse?». Ma i sindacati rassicurano: ci vorrà tempo e comunque dall’accordo tra Italia e Svizzera si incassa una maggiore tutela.

Dopo 41 anni si cambia sui frontalieri. Un primo passo, perché ora devono firmare i Governi, poi approvare i Parlamenti. Ma è storico l’accordo sottoscritto dai negoziatori tra Svizzera e Italia. Non senza avvertimenti al Ticino: in caso di clausole discriminatorie andrà in fumo. Ogni riferimento a casellario giudiziale e dintorni non sembra casuale.

Una buona notizia per i 62.225 frontalieri (terzo trimestre 2015 di cui il 40% comaschi). E nelle stesse ore l’Ufficio di statistica emette un’analisi che suona come un promemoria. Il Ticino ha il 51% di svizzeri al lavoro (dati 2014) contro il 70,1% della Confederazione. «Il mercato del lavoro ticinese è da sempre caratterizzato da una forte presenza di manodopera straniera - evidenzia - Nel 2014 gli stranieri sono poco meno della metà di tutti gli occupati, su scala nazionale la stessa quota è del 30%. La presenza di frontalieri gioca un ruolo cruciale: se in Ticino il 27% degli occupati è un pendolare d’oltre confine, nell’insieme del Paese tale gruppo rappresenta il 6%». E con qualifiche sempre più alte.

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Tra gli elementi chiave il principio della reciprocità: si applica ai frontalieri in Svizzera come a quelli residenti nella Confederazione e attivi in Italia. Lo Stato in cui viene svolta l’attività lavorativa imporrà sul reddito da lavoro dipendente fino al 70% (il Ticino voleva l’80%) dell’imposta risultante dall’applicazione delle imposte ordinarie sui redditi delle persone fisiche. Lo Stato di residenza applicherà le imposte sui redditi delle persone fisiche ed eliminerà la doppia imposizione. Ci sarà uno scambio di informazioni in formato elettronico. E l’accordo sarà rivisto ogni cinque anni.

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