Irpef, c’è lo sconto
Arriva l’esenzione
per 3mila famiglie

Il Governo Renzi a cui Lucini ha addossato quasi tutta la colpa dell’aumento delle tasse (Irpef da un lato e Tasi al massimo dall’altro) ha dato ieri un piccolo aiuto al sindaco.

Quello che in termine tecnico si chiama fondo di solidarietà, che in soldoni significa la quota che i Comuni versano allo Stato, è stato rivisto. In leggero ribasso. In pratica dai quasi 12 milioni che Como doveva versare a Roma, si scende di mezzo milione.

E proprio questi 510mila euro sono finiti ieri sul tavolo della giunta. Il sindaco Mario Lucini ha proposto di rivedere la fascia di esenzione ampliandola da 10mila a 13mila euro di reddito. «Siamo attenti a tutte le condizioni - ha spiegato il primo cittadino - e interveniamo non appena è possibile. Con questi 510mila euro è possibile ampliare la fascia di esenzione a 13mila euro e per questo abbiamo riapprovato la delibera».

Niente Tasi per 2800

In pratica a beneficiare del ritocco di ieri saranno tra le 3mila e le 3500 famiglie comasche che portano coloro che non dovranno pagare nulla a 8-9mila famiglie su un totale di 48mila contribuenti. A non pagare la tassa rifiuti (Tari) saranno duemila utenti (esenzione fino a 5mila euro di Isee), mentre per la Tasi non pagheranno nulla beneficiando delle detrazioni in 2.800.

Per tutte le altre fasce di reddito, da 13.001 euro in su, si continuerà ad applicare l’aliquota massima, così come deliberato dalla giunta. La questione arriverà la prossima settimana in commissione e poi in consiglio, dove già si annuncia battaglia. L’opposizione già da tempo protesta sull’eventualità di aumento delle tasse e, da quando è stato ufficializzato il passaggio all’aliquota massima sia per l’Irpef sia per la Tasi (3.3 per mille) le polemiche sono diventate ancora più massicce. In aula si annunciano decine di emendamenti che porteranno non solo la firma dei gruppi di opposizione.

Anche in maggioranza, infatti, la situazione è tutt’altro che tranquilla. Paco-Sel con i suoi due componenti ha già fatto sapere che serviranno delle modifiche e detto a più riprese che «il documento così com’è non sarà votato». E difficilmente il ritocco di 3mila euro servirà a far cambiare loro idea.

Perplessità e voci critiche anche nel Pd. Ad esempio i consiglieri come Gioacchino Favara, Raffaele Grieco e Guido Rovi, ma anche esponenti della segreteria cittadina come Diego Butti e di quella provinciale come Fausto Tagliabue (ex segretario generale della Cisl). «Questa scelta - ha commentato lunedì Lucini ribattendo proprio alle perplessità della maggioranza - è stata fatta dopo un mese di incontri settimanali con i consiglieri di maggioranza e cercando di arrivare alla proposta che sembrava la più sensata. Adesso vedere che qualcuno si smarca è spiacevole. Parliamo di un mese di incontri, lasciando il tempo di riflettere e vagliare tutte le ipotesi prese in considerazione».

Critici sindacati e parte del Pd

Critici restano i sindacati e si sono espresse in modo contrario anche le Acli. Il mondo storicamente vicino a Lucini ha iniziato una contestazione imputando al primo cittadino la mancanza di equità nelle scelte. I sindacati hanno chiesto al consiglio di adottare una linea diversa da quella della giunta e di apportare modifiche radicali.

Nel dibattito in aula tornerà d’attualità anche il tema della necessità di intervento sui servizi, dagli asili nido (buco annuo di oltre 4 milioni), ma anche impianti sportivi e musei. Sul fronte dei nidi Lucini sta pensando a una riorganizzazione dei punti cottura, ma non sembra voler prendere in considerazione l’ipotesi di accorpare alcune strutture in modo da ridurre i costi..

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