La Stamperia Guerrieri di Erba: «Costi fuori controllo: porto tutto in India»

Il caro energia Il caso della stamperia Guerrieri di Erba. Chiesta la cassa integrazione per tutti i 22 dipendenti. Il titolare: avviati i contatti per trasferire l’attività

Una delle realtà di impresa fiore all’occhiello dell’Erbese ha chiesto la cassa integrazione per i suoi 22 dipendenti causa caro energia. Da ottobre, se nulla cambierà nella prospettiva di significativi sostegni e di riduzione dei costi energetici, la stamperia Guerrieri di Erba ricorrerà all’ammortizzatore sociale. Non solo.

Fermare la produzione in un momento in cui gli ordinativi sono alti, come per la maggioranza delle aziende meccaniche e tessili del comasco, significa consegnare ai competitor stranieri un mercato in buona salute.

Soltanto in Europa

La crisi energetica c’è solo in Europa, altrove no, producono a costi competitivi ed è nell’ordine delle cose che se le produzioni italiane si fermano, altri acquisiranno preziose quote di mercato e la temporanea crisi energetica italiana si trasformerà in sistemica. Fin qui una storia che abbiamo già ascoltato, ma Enrico Guerrieri, titolare dell’azienda di Erba, la cala nel concreto: «La prossima settimana incontrerò dei manager indiani interessati a produrre i nostri componenti. Alle attuali condizioni di costi energetici in Italia, se troverò un accordo, trasferirò in quel Paese i 60 anni di storia, competenze, esperienza e buone prassi che caratterizzano i nostri prodotti».

Dalla produzione alla commercializzazione il passo pare obbligato e, in genere, irreversibile: altrove apprendono e hanno un costo del lavoro e di produzione molto più bassi, recuperare poi potrebbe essere davvero difficile.

Guerrieri di Erba esegue lavorazioni di stampaggio a caldo di ferro e acciai. «I clienti sono per il 90% italiani - spiega Enrico Guerrieri -, produciamo componenti per l’automotive, auto, trattori, camion e mezzi per il movimento terra, anche freni per ascensori. Componenti che poi raggiungono tutte le case automobilistiche e le aziende del mondo». Per realizzarli acquistano il materiale dalle acciaierie e nel processo di lavorazione l’acciaio, prima di essere stampato, forato e tranciato, viene riscaldato a 1200 gradi.

«Consumiamo 2 megawatt e mezzo al mese e oggi il costo dell’energia elettrica è triplicato. Il fotovoltaico a noi non basta, dovremmo coprire tutta Erba. Abbiamo bollette insostenibili, non possiamo ulteriormente ribaltare gli aumenti sui listini prezzi né i margini possono assorbirli», descrive così il titolare la drammatica situazione, a questa si aggiunge il costo esploso per le materie prime. Il paradosso è che l’azienda ha un’ottima visibilità di ordini.

Richieste fino a febbraio

«Siamo coperti con le richieste dei clienti fino a febbraio, a settembre riusciamo a evadere gli ordini con i prezzi stabiliti a luglio. Ma da ottobre, per gli aumenti, non riusciremo più a produrre e ci annulleranno gli ordini - è l’amara constatazione di Guerrieri - per questo ho richiesto la cassa integrazione a partire da ottobre e novembre».

Ci sono 15 giorni di stabilità apparente e remote possibilità di ulteriori interventi, in ottobre la situazione potrebbe precipitare perché il caso erbese non è per nulla isolato.

«Se non c’è un intervento immediato, a ottobre andremo in molti in cassa integrazione nel settore - aggiunge - due giorni fa ero in conferenza con imprese del Canavese e anche le loro imprese sono prossime alla sospensione delle produzioni. I prezzi sono già stati trasmessi ai clienti, fino ad ora siamo riusciti a sostenere gli aumenti, ma quelli di questa ultima settimana non è più possibile ribaltarli sul mercato. Quanto ai margini sono già erosi al massimo. Di più non si può».

Sono già stati fissati gli appuntamenti della prossima settimana con gli imprenditori indiani.

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