Monsieur papillon
viene dall’Australia
«Grazie alla seta di Como»

Pezzi unici fatti a mano con la seta lariana. Nicholas Atgemis ha puntato tutto sull’eccellenza. «Il valore? Sta nella storia raccontata in ogni pezzo»

Talvolta la vita cambia in un secondo. A Nicholas Atgemis è capitato, quindici anni fa, davanti a una delle vetrine di Charvet in Place Vendome a Parigi. «Mi sono messo in testa che sarei riuscito a confezionare dei papillon altrettanto affascinanti» racconta oggi Atgemis con la stessa emozione di quel giorno. E ci è riuscito con tanto di simbolica consacrazione il giorno in cui il proprietario della storica sartoria francese, Jean-Claude Colbet, lo ha incontrato riconoscendo la qualità dei suoi prodotti. «Ho capito di avercela fatta - racconta Atgemis - lui, un mito dell’eleganza, che riconosceva di avere imparato qualcosa dal mio lavoro». Un successo non scontato: sino a qualche anno prima Atgemis si occupava di tutt’altro - «gestivo un night club, poi ho deciso di cambiare vita» - e non aveva idea di come si potesse confezionare un papillon - «ho imparato tutto da me, smontando e ricomponendo alcuni esemplari della sartoria francese». Tanta è stata l’applicazione che, come accade spesso, l’allievo ha superato il maestro. «Merito - sottolinea - anche della qualità dei fornitori, in gran parte aziende comasche, con i quali ormai si è instaurato un rapporto di grande fiducia, di amicizia in qualche caso». Come con Otto Mantero, un appassionato dei farfallini creati da Atgemis con il suo brand “Le Noeud Papillon”: «La prima volta che l’ho incontrato nella sua Fermo Fossati, ricordo un certo stupore nei suoi occhi - racconta - come dire: cosa vorrà mai da me questo piccolo produttore che viene dall’Australia? Oggi siamo molto legati ed è motivo di grande soddisfazione vedere che ama indossare ciò che facciamo con i suoi tessuti».

Il distretto comasco, da undici anni, è nel cuore di Atgemis che in questi giorni si trova a Como per il periodico incontro con i fornitori - Fermo Fossati ma anche Classico Seta, Seterie Bianchi e Ruffo Coli - ed ora come all’inizio, con lui c’è Carlo Pozzoli, storico professionista del tessile comasco. Insieme ieri hanno raccontato la loro lunga collaborazione alla redazione de La Provincia. «Quando ci siamo conosciuti - dice Pozzoli - anch’io ammetto di avere avuto qualche riserva, mi sono ricreduto di fronte alla qualità dei papillon di Nicholas». Già perché quest’ultimo confeziona a mano ogni singolo pezzo. Un’artigianalità che sottolinea con orgoglio e di cui non intende privarsi. «Crescere? Assolutamente no - dice Atggemis - se diventassi un’azienda strutturata perderebbe di significato ciò che faccio, con me c’è una sola sarta, insieme realizziamo alcune migliaia di papillon all’anno e un piccolo assortimento di cravatte. Il valore di ciò che faccio è nella realizzazione di pezzi unici».

Atgemis non vende una striscia di stoffa, per quanto pregiata, piuttosto racconta una storia e quest’ultima sa emozionare soltanto se è diversa per ogni acquirente: «Amo coltivare una relazione diretta con i clienti - continua - quella del papillon è una community di ultra nicchia. Old fashion? Forse, preferisco parlare semplicemente di eleganza. Desidero coltivare l’eccellenza, i prodotti mediocri non mi interessano».

Il costo dei papillon di “Le Noeud Papillon” varia tra i 220 e i 250 dollari, quelli più cari sono realizzati con la preziosa Yuzen Silk, la seta giapponese con cui vengono confezionati i kimono. La cura dei dettagli è maniacale: le etichette e soprattutto le fibbie («una volta una grande casa di moda francese cercò di sapere chi fosse il mio fornitore»), per non parlare del packaging (il 60% delle vendite è online) che ora verrà arricchito con una spruzzata di profumo (allo studio varie essenze proposte anche qui da un produttore comasco).

© RIPRODUZIONE RISERVATA