Pane artigianale più caro
«Farina più cara del 40%
e bollette raddoppiate»

Grande incertezza tra i produttori di Como. Tra le opzioni sul tavolo c’è il ritorno, dopo ottant’anni, della “pagnotta al chilo”

La crisi del grano e i panificatori: le scorte per il momento ci sono ma sul futuro c’è un grosso punto di domanda e si inizia a pensare a eliminare alcune linee produttive in favore di un pane dal prezzo più abbordabile.

«La situazione è molto critica siamo in balia di quello che sta succedendo su tutti i fronti: dalla guerra tra Russia e Ucraina, ai costi dell’energia e delle materie prime, ai problemi più strutturali da sempre presenti nel nostro paese come la burocrazia – afferma Francesco Agostoni presidente dei Gruppo Panificatori e Pasticcieri di Confcommercio Como – In merito al grano è un momento davvero difficile, ogni giorno i costi rischiano di aumentare, è impossibile fare previsioni». Alcuni panificatori comaschi possono ancora contare sulle scorte fatte prima della fine dell’anno quando gli aumenti non erano così ingenti: «Farine che prima di Natale costavano 65-70 euro al quintale e che oggi arrivano a 95-100 euro, un aumento quasi del 40%». I molini per ora continuano a produrre farina ma non sanno fino a quando, l’attenzione sul conflitto è molto alta, le notizie relative alla possibile scarsità del grano non fanno dormire sonni tranquilli a tutta la filiera.

Ognuno tenta di limare il più possibile le spese, Agostoni titolare con il fratello di Ogni Dì di Mariano Comense, ha deciso di acquistare mezzi con alimentazione a metano per risparmiare: «Otto anni fa il metano costava 80-85 centesimi al chilo, oggi siamo sui 2,50 euro. Conviene ancora ma non più come prima». Le bollette raddoppiano: «In alcuni casi da 1000 a 2000 euro al mese. Ogni azienda sta cercando di fare il possibile per tagliare i costi in base alla propria organizzazione interna ma sta diventando una situazione insostenibile. Le spese vive ci sono e sono alte. Alcune attività hanno persino deciso di chiudere. Una situazione post pandemia che ha spiazzato tanti imprenditori. Fare impresa significa creare reddito da distribuire ai dipendenti e da investire per far crescere le aziende, adesso non si sta creando più nulla, stiamo andando indietro».

Rivedere i prezzi al consumatore è necessario, la maggior parte dei panifici del territorio si occupano di vendita diretta al pubblico: «Si cerca di posticipare il più possibile gli aumenti, nessuno vorrebbe imporli, finché era solo una questione di costi delle materie prime era contenibile ma aggiungendo il resto degli aumenti tra energia e trasporti, è purtroppo inevitabile».

Impossibile fare stime, se la situazione dovesse peggiorare, tra le soluzioni sul tavolo quella di ridurre le linee di produzione e dare spazio alla “pagnotta da chilo” a un prezzo abbordabile per non far mancare il pane alle persone. Un salto indietro di ottant’anni. «L’Italia è stata inserita nella black list russa per quanto riguarda import ed export, se la Russia dovesse decidere di bloccare le esportazioni di grani e cereali, la situazione diventerebbe decisamente più complicata».

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