Ristori, beffa continua
«Quattro decreti
e per noi zero euro»

La promessa del governo e nessun risultato per i ristoratori di Sagnino a Como, ignorati dagli indennizzi. «Noi come tanti ma la politica ci ha dimenticato»

Nel frattempo sono stati “varati” anche i ristori quater. Ma la somma è sempre la stessa al ristorante “Il Diavolo L’acqua santa”: ovvero zero.

Per questo motivo i due ristoratori hanno deciso di lanciare una campagna provocatoria, appellandosi ai “garantiti”, in primis ai parlamentari: vi diamo il nostro Iban, adottate un’attività che sta morendo.

Tagliati fuori

Nicola Ostinelli e Stefano Neri avevano raccontato la loro storia sul nostro giornale, erano andati in tv - a “Mi manda Raitre” - e avevano ricevuto anche segnali di attenzione da Roma. Perché il loro è un caso comune ad altre attività che per vari motivi non hanno avuto un fatturato dell’aprile 2019 significativo per il paragone che scatta in base alle norme e poi conduce al ristoro. Ad esempio chi ha aperto dopo, ma pensiamo anche a chi proprio in quel mese fa le ferie oppure ancora ha avuto problemi di salute o familiari e ha chiuso. Tenere come riferimento un mese dell’anno prima è riduttivo, per calcolare un effettivo calo di lavoro.

Dopo tanto clamore, però, per il locale di Sagnino nulla è cambiato. Spiegano i due ristoratori: «Certo non ci saremmo mai aspettati che, dopo 23 anni di attività nella ristorazione e aver investito molto nel nuovo locale, inaugurato il 05 settembre 2019, non avremmo avuto accesso ai ristori, poiché nell’aprile 2019 non avevamo ancora aperto il nostro ristorante. Il meccanismo governativo di parametrare tutti i ristori su aprile 2019 – ribadiscono - ha letteralmente tagliato fuori noi e migliaia di commercianti da tutti gli aiuti promessi».

Eppure dopo che avevano raccontato la loro situazione, comune appunto a molti altri, segnali ne erano giunti: «Il governo aveva promesso che nel decreto ristori ter si sarebbe pensato anche ai ristoratori dimenticati. Bene, nel decreto ristori ter la ristorazione non è neanche nominata! Siamo stati ancora tagliati fuori, zero aiuti anche questa volta». Idem nel quater. In nove mesi, soldi zero. E intanto è diventato impossibile lavorare. Prima perché « siamo in zona rossa, chiusi, dimenticati, lasciati a morire! A novembre – spiegano – abbiamo avuto il 97% in meno di fatturato».

Le spese

Il divieto di spostarsi tra Comuni li ha danneggiati pesantemente. Ora arriva la zona gialla, ma non c’è molto ottimismo, con lo stop delle attività alle 18. Nel frattempo le bollette scorrono puntuali, le tasse sono solo rinviate («mentre ci vorrebbe la cancellazione»). E pure le imposte locali, l’ultima la Tari di oltre 5mila euro su cui si sta facendo una verifica, ma intanto è nuova fonte di ansia. Per questo motivo chiamano a raccolta i colleghi: «Chiediamo ai 945 parlamentari (630 deputati e 315 senatori) di autotassarsi di 50 euro cadauno sulla busta paga di novembre e bonificarci gli importi con causale: “Adotto un’attività lasciata indietro a morire”. È un momento in cui l’odio sociale sta montando. I “garantiti” (la maggioranza) devono aiutare i non garantiti, i dimenticati, quelli lasciati a morire. Anche tutte le categorie dei garantiti potrebbero adottare un’attività destinata a chiudere». Con pennellata finale: «Contattateci per avere il nostro Iban».

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