Salario sotto i minimi
ai lavoratori frontalieri
Scontro tra i sindacati

Ocst e Unia contro l’organizzazione TiSin che ha firmato tre contratti collettivi nel Mendrisiotto. L’accordo appena concluso punta a neutralizzare la nuova legge in arrivo

È una frattura ormai insanabile quella che si è aperta tra i sindacati Ocst ed Unia da una parte, l’organizzazione per il lavoro “TiSin” dall’altra, con in mezzo il nodo del contendere, vale a dire il Contratto collettivo di Lavoro stipulato da tre ditte del Mendrisiotto - a forte trazione di lavoratori frontalieri - con un salario inferiore (15-16 franchi) rispetto ai 19 franchi stabiliti dal primo dei tre step del salario minimo, che in Ticino scatterà in dicembre.

Ieri il presidente di “Tisin”, Nando Ceruso - che ha portato avanti le trattative con l’Associazione “Ticino Manufactoring” - ha provato a replicare punto per punto alle accuse mosse dai due sindacati, che peraltro hanno trovato un supporto istituzionale importante attraverso le parole a ticinonews.ch del presidente del Governo cantonale, Manuele Bertoli.

«Non abbiamo violato la legge», ha precisato Ceruso, aggiungendo che «i due terzi dei lavoratori sono sopra i 18 franchi e un terzo oscilla tra i 16 ed i 17 franchi. Questi ultimi però sono salari d’entrata. Una volta acquisita la formazione aziendale, scattando di categoria. L’obiettivo è superare i minimi salariali, ma la legge non è stata aggirata», confermando che «le aziende che hanno aderito sono tre», con oltre il 20% di personale residente.

Nuovo regime

Il Dipartimento delle Finanze di Bellinzona - facendo propria la volontà popolare e i provvedimenti poi approvati dal Gran Consiglio e dal Governo - ha precisato che «il salario minimo espliciterà i suoi effetti da dicembre 2021, mese in cui l’intero stipendio (a decorrere dal 1° dicembre) dovrà rispettare il minimo salariale del rispettivo settore economico». Nel dettaglio, entro il 31 dicembre il salario minimo orario lordo dovrà essere compreso in un intervallo tra una soglia inferiore di 19 franchi e una soglia superiore di 19.50 franchi.

La polemica

Ieri, a stretto giro dopo le parole di Nando Ceruso, è arrivata la dura replica di Ocst, affidata a Nenad Jovanovic, vicesegretario regionale del Mendrisiotto: «È palese che vi sia un conflitto di interessi tra “Ticino Manufactoring” e l’organizzazione TiSin. Questa cordata di aziende si era rivolta sia a noi che a Unia e noi avevamo respinto al mittente le loro proposte perché andavano contro la volontà popolare. Le aziende serie - mi preme rimarcarlo - si affidano a partner seri. Le aziende che potrebbero andare nella direzione di questa cordata non hanno ad oggi contatti coi sindacati. Qualora dovessimo avere notizia di altri casi, siamo pronti ad intervenire. È importante precisare che all’interno del contratto stipulato con “TiSin” ci sono in larga parte punti a sfavore dei dipendenti o, in seconda battuta, uguali a quanto già oggi prevede la legge».

Come detto, al fianco di Ocst ed Unia - presenti all’esterno dei cancelli della Cebi di Stabio, dove hanno rimarcato come «lavoratori e lavoratrici subiscono pressioni per firmare un contratto collettivo che aggiri l’introduzione del salario minimo legale», si è schierato anche il presidente del Governo cantonale, Manuele Bertoli.

«Se si conferma la storia come l’abbiamo potuta leggere, credo sia effettivamente una modalità per aggirare la legge che poco si può accettare - le parole del presidente del Governo cantonale a ticinonews -. Come Governo, è una questione legale che bisogna approfondire».

La vicenda ha assunto sin da subito connotati politici, anche in virtù del fatto che nell’organico di “TiSin” figurano - a titolo gratuito, come precisato ieri - i leghisti Sabrina Aldi (che qualche tempo fa è tornata alla carica per bloccare i permessi “G”, i più comuni tra i frontalieri) e Boris Bignasca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA