«Senza frontalieri
non ce la facciamo»

Tarchini, il fondatore di Fox Town: «Servono lavoratori specializzati

In Ticino non c’è personale sufficiente . Non è il risparmio sugli stipendi che fa assumere»

Como

«Il Ticino ha bisogno dei frontalieri. Nell’ipotesi assurda che dovesse chiudere le sue frontiere ai lavoratori italiani, infatti, il cantone non disporrebbe delle risorse professionali necessarie a far fronte alla richiesta di elevata specializzazione che proviene dal suo sistema produttivo».

Silvio Tarchini è uno che di economia cantonale ne sa. Fondatore del Fox Town e patron del Resort Collina d’Oro, l’imprenditore elvetico è alla testa di un gruppo – il Tarchini Group, appunto – che gestisce immobili per oltre 200mila metri quadrati di superficie. Il suo, dunque, è un osservatorio privilegiato, con l’attività commerciale del più noto outlet svizzero citato pure in una recente intervista dall’attrice Catherine Zeta-Jones a collegarsi al settore immobiliare, industriale e residenziale.

«Cinquant’ anni fa – spiega Tarchini – le aziende della Svizzera tedesca si insediavano in Ticino alla ricerca di manodopera a buon mercato. Oggi, ovviamente, non è più così: chi si sposta nel cantone, sia esso italiano, europeo o altro, lo fa perché sa di poter contare su un bacino di alcuni milioni di persone in Lombardia. Questa è la vera forza. Il Ticino non attrae aziende che producono in serie, ma realtà tecnologicamente elevate e specialistiche, nelle quali il contributo dei frontalieri è legato alla loro preparazione, non certo a un discorso di stipendio più basso rispetto a quello dei dipendenti ticinesi».

Agli indubbi vantaggi fiscali e logistici (che saranno oggetto a fine settembre di un incontro a Milano proposto dalla municipalità di Chiasso), il Ticino affianca dunque ai potenziali imprenditori intenzionati ad aprirvi un’azienda la qualità dei lavoratori italiani che, complice la crisi, spesso guardano oltre confine per trovare un’occupazione.

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