«Sono gli idraulici
che salveranno il mondo»

Il manuale di Vincenzo Masullo per riqualificare gli impianti, risparmiando sulla bolletta e contribuendo a limitare le emissioni

Altro che auto, il primo allarme per il pianeta viene dal riscaldamento. E allora entrano in gioco i “supereroi”, protagonisti del manuale “Gli idraulici salveranno il mondo” di Vincenzo Masullo. Come? Grazie alle energie rinnovabili, spiega l’esperto legnanese di termoidraulica. Portando la svolta che già si preannuncia con le auto elettriche, nelle abitazioni. «Il mercato dell’edilizia si nutre di un quantitativo di energia pari al 40% dell’intero ammontare complessivo dell’energia utilizzata dall’Unione Europea. Di questo, il 55-60% è investito per alimentare i nostri impianti di riscaldamento (a parte acqua calda sanitaria e raffrescamento)».

Quale tipo di cambiamento invoca, o meglio ritiene possibile?

Nel libro ho voluto fornire informazioni e consigli, frutto di esperienze pratiche, riferite al settore termoidraulico. Con la speranza anche di semplificare e rendere interessanti alcuni concetti del settore. I tre obiettivi proposti dall’Ue sono il 20% delle emissioni inquinanti in meno, così pure di energia primaria, contro il 20% in più di energia prodotta da fonti rinnovabili. Io penso all’elemento più rapido per poter risolvere i problema.Sia chiaro, tutto quello che è elettrico non è che non produce inquinamento, ma in percentuale produrre energia termica partendo dall’elettrico è conveniente.

Questo perché, nel settore specifico?

La pompa di calore, come dico nel libro, è un generatore di calore virtuoso, in grado di produrre una grande quantità di energia termica in chiave rinnovabile. Usa una quantità di energia fossile molto inferiore rispetto ad altri generatori. Così le emissioni sono decisamente inferiori a parità di energia termica prodotta, come pure localizzate nelle zone atte alla produzione della stessa energia elettrica. Ecco perché le normative europee definisce la pompa di calore un generatore in grado di produrre energia termica in quota parte rinnovabile, prende la singola misura e ci fornisce 4 kwh. Sul principio che l’energia non si crea né si distrugge, se trasformo, converto, l’elettrico in termico, riesco ad accelerare un qualcosa di virtuoso. Che mi fa abbattere, giocoforza, l’utilizzo di energia. Con le automobili sta accadendo la stessa cosa. Il calore delle auto dissipato nell’ambiente non serve a niente.

Gli idraulici salveranno il mondo così, secondo lei. Ma in tempo?

Non sono risposte definitive, come soluzione, ma rapide, che vanno colte al balzo. Ci aiutano in tempi di crisi come questo. L’Italia è il secondo Paese europeo per morti legati all’inquinamento. La riduzione delle emissioni rappresenta il primo passo. Poi si penserà ad altri sistemi, ma intanto dobbiamo fare attenzione a ciò che abbiamo adesso e ragionare su ciò che è fattibile, concreto. La pompa di calore offre appunto i vantaggi di cui parlavo prima. E non con costi opprimenti, si tratta di tecnologie gestibili nella maggior parte dei casi e comunque non dimentichiamo che ci sono gli incentivi statali.

Perché finora si è badato molto alle auto e poco alle caldaie?

Guardi, è anche la mia opinione. Forse si parla più di automobile e quindi si presta più attenzione perché la percepisco come un bene che mi dà uno status. Quindi la cambio, in questa prospettiva, pur pensando all’inquinamento eccetera. La caldaia non è così e ci pesa sul portafoglio. Come per l’auto c’è il bollino, l’abbiamo per la caldaia con l’analisi dei fumi. Tutti abbiamo un impianto termico, adesso l’allarme inquinamento ha messo in luce il problema.

Però c’è ancora un problema di cultura, che deve crescere?

Sono stato invitato al TEDx di Legnano e metterò in luce un ulteriore aspetto. Il problema è anche degli addetti ai lavori: dev’esserci cioè un cambiamento di mentalità, anche generazionale, tra di loro. Solo così potrà dare il consiglio perfetto all’utilizzatore finale. La spinta deve venire dal basso. Ripeto, non vai a parlare dell’auto su cui trovi già un interesse dall’interlocutore, ma sulla necessità di un cambiamento nascosto, per questo motivo più lento. Allora l’idraulico si deve formare, deve andare dal costruttore, dal progettista: insieme devono vedere il progetto casa appunto. La consapevolezza sta crescendo, ma occorre una sinergia tra tutte le figure che una volta erano nette e oggi sono ancora più specializzato. La parte elettrica e quella idraulica sono sempre più connesse. Dal 25 luglio è attivato il registro nazionale degli Fgas (i gas fluorurati a effetto serra, ndr), bisogna essere dotati di patentini per operare. Si creano regole, non solo economico-fiscali ma in grado di impattare a livello climatico.

Certificazioni, patentini, non alimentano anche più burocrazia?

Vede, dal primo step della legge 46/90 arrivando alla 37/08 ancora più seria, è una bella svolta. Nel concreto le certificazioni sono importanti. Se un rivenditore decide di fornire la pompa di calore al signor Bianchi, deve certificare che verrà installata da una persona competente. Non da figure che magari svolgevano quelle opere con doppio lavoro e via dicendo…

Gli idraulici non salveranno il mondo da soli quindi, no?

Il contenimento dell’energia usata per il mercato edilizio, si raggiungerà da una parte con l’intervento di adeguamento sugli impianti. Ma senza dimenticare un sistema intrecciato di attività, partendo dalla migliore concezione costruttiva degli involucri abitativi, vedi i famosi “cappotti” o le strutture in bioedilizia.

Lei ha scritto un manuale, che mette a fuoco la sua esperienza e le prospettive. E l’ha dedicato ai suoi figli.

Sì, perché sogno il meglio per loro e spero di poterli far vivere in un mondo migliore, il che pota con sé una grande dose di responsabilità. Preservare il pianeta dovrebbe essere una delle nostre priorità.

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