Turisti stranieri
in coda a Brogeda
«Aprite i valichi»

Lunghe colonne di auto verso l’Italia ma per entrare è necessario il tampone negativo. Fiducia nel via libera di Speranza alle zone di confine

Il tampone in ingresso in Italia (obbligatorio entro le 48 ore precedenti, con in aggiunta da domani il “Passenger Locator Form” da compilare) scatena l’ironia della Lega dei Ticinesi. È stato il gran consigliere Stefano Tonini a innescare la miccia postando una foto del valico di Brogeda immortalato venerdì sera con due chilometri di coda, direzione Italia.

«Mi chiedo se questi turisti avranno rispettato i criteri imposti dalle autorità italiane per entrare nel Belpaese», le parole di Stefano Tonini, con una lunga lista di documenti (allargati anche i frontalieri) necessari per varcare il confine, a cominciare dal tampone negativo in ingresso.

A “La Provincia”, Stefano Tonini conferma che «la mia voleva essere una provocazione per certificare la disparità di trattamento al confine. Ci sono 70 mila frontalieri che ogni giorno varcano il confine senza che il Ticino e la Svizzera oppongano alcun tipo di controllo. Per contro, per andare in Italia serve il tampone negativo e non bastasse quello da lunedì c’è anche un modulo ad hoc necessario per la localizzazione. Ma tutti quelli in transito da Brogeda, dove venerdì sera si registravano oltre due chilometri di coda, avranno seguito passo per passo le regole d’ingaggio imposte dall’Italia?».

Il tema è di stretta attualità, perché da settimane si moltiplicano le segnalazioni di auto con targhe ticinesi avvistate in diversi punti della provincia. E anche i turisti rossocrociati hanno cominciato a riprenotare negli hotel comaschi.

Primo test

Un primo banco di prova è costituito dalle festività della Pentecoste, con il fine settimana lungo e che terminerà lunedì. L’occasione giusta per varcare il confine per qualche giorno di relax al lago, ma anche (e soprattutto) al mare. Prova ne sia che farmacie ticinese abilitate, a cominciare da quelle del Luganese, sono state letteralmente prese d’assalto (lo testimoniano anche le immagini postate dal sito del Corriere del Ticino) da residenti pronti al fine settimana lungo in Italia, non prima di aver eseguito il tampone obbligatorio per varcare il confine. Tra i tanti ticinesi in coda, c’è anche chi ha deciso di effettuare il tampone per poter riabbracciare i familiari da questa parte del confine. Nel mezzo ci sono però le zone dei frontiera italiane, che hanno rivisto finalmente dopo mesi di totale astinenza qualche cliente ticinese, ma che attendono ancora di sapere se il Governo e il ministero della Salute nel dettaglio daranno il nullaosta alla zona franca che il senatore varesino del Partito Democratico, in una nota diffusa venerdì sera, ha quantificato in una fascia di 30 chilometri dal confine.

«L’obiettivo - ha rimarcato il senatore Alfieri - è consentire l’entrata libera in Italia dalla Svizzera per chi rimarrà nel nostro Paese alcune ore, entro la fascia di 30 chilometri dal confine».

La speranza

«La speranza che il provvedimento possa diventare operativo la prossima settimana c’è, anche perché le zone di confine si stanno confrontando con una crisi senza eguali, a causa dell’assenza prolungata di clienti ticinesi. Per questa festività della Pentecoste direi che un 25-30% di clienti dal vicino Cantone è tornata a varcare il confine - sottolinea il presidente dell’Associazione italiana Comuni di Frontiera, Massimo Mastromarino -. Siamo lontani però dai numeri pre-pandemia. E obiettivamente il fatto che al tampone sia stato aggiunto anche un formulario da compilare suona come una beffa».

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