Tutti gli elettricisti scelgono la Svizzera: «Così le piccole imprese sono nei guai»

La denuncia Nello Maspero è il titolare della Effebielettrica e lancia un appello alla politica: «Va trovato un rimedio, non possiamo competere con gli stipendi che danno oltre confine»

Nello Maspero, 50 anni di lavoro e un’attività ben avviata - la “Effebielettrica srl” di Cantù - nell’ambito della produzione di quadri elettrici come biglietto da visita, ha formalizzato ieri attraverso una lettera aperta a “La Provincia” ciò che tutti gli imprenditori (piccoli e grandi) e gli artigiani del lago, delle valli adiacenti e dei Comuni di confine vanno ormai ripetendo con annesso grido d’allarme da tempo e cioè che “avanti di questo passo non troveremo più elettrici, idraulici e altre professionalità”.

Effetto calamita

E il perché sta nell’effetto “calamita” che il Ticino ormai ha portato a livelli estremi nei confronti delle professionalità di confine. Ma l’imprenditore con casa a Moltrasio ha evidenziato, nella lettera aperta, anche un altro tema centrale in questo “travaso” di lavoratori e cioè che “da tempo ormai succede che noi formiamo i lavoratori e poi, una volta formati, vengono assunti in Svizzera, dove lo stipendio è molto più alto”.

«Non abbiamo possibilità di competere con la vicina Confederazione. Anche di fronte ai nostri 2 mila euro di stipendio - che con le tasse diventano quasi 4 mila - i 3.800 franchi in media del vicino Ticino sono un richiamo irresistibile - la chiosa di Nello Maspero -. Mi sono rivolto a “La Provincia” nella speranza che la politica, a tutti i livelli, intervenga per porre un argine a queste dinamiche. Mi creda, tra qualche anno non ci saranno più elettricisti, idraulici e così altre professionalità di cui il nostro territorio ha sempre rappresentato una fucina importante».

L’altra sottolineatura dell’imprenditore canturino di nascita è rivolta al fatto che «questa situazione va avanti da anni senza che nessuno faccia nulla per salvaguardare le nostre aziende, a cominciare da quelle più piccole».

Le contromisure

«I nostri politici - e lo dico a meno di un mese dalle elezioni regionali - devono prendere a cuore questa situazione e far qualcosa per salvaguardare realtà che da anni hanno reso solido il tessuto economico comasco, a cominciare da quelle artigiane - la chiosa di Nello Maspero -. Non aspettiamo ad intervenire quando sarà troppo tardi. Forse già adesso si può fare ben poco».

D’altronde con i permessi “G” (quelli più in voga tra i nostri frontalieri) attivi in Ticino che nell’ultimo trimestre dell’anno potrebbero aver superato quota 80mila - a fronte di un Cantone che conta 320 mila abitanti -, è presto detto di quanto l’effetto “calamita” citato poc’anzi abbia amplificato i propri effetti. Sulle possibili soluzioni, Nello Maspero spiega che “la zona franca potrebbe sicuramente giovare al nostro territorio, ma non la vedo così realizzabile. Servono interventi immediati sulla fiscalità delle imprese in primis. Non c’è più tempo da perdere”. Di sicuro la sua è una riflessione che merita tutta l’attenzione del caso, anche perché i settori che annaspano di fronte alla concorrenza svizzera vanno aumentando di mese in mese, peraltro con una nuova stagione turistica “grandi numeri” ormai dietro l’angolo.

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