Un modello green. La scuola del futuro
progettata dal comasco Joseph di Pasquale

Joseph di Pasquale, architetto e docente al Politecnico di Milano, è autore del progetto scelto per il nuovo plesso di Ghedi, nel Bresciano

Nato a Como cinquantaquattro anni fa, Joseph di Pasquale è un architetto affermato a livello internazionale, come certificato dai numerosi premi ottenuti in particolare all’estero. Si è laureato al Politecnico di Milano nel 1991, dove ha conseguito un dottorato di ricerca e dove attualmente insegna Costruzione dell’Architettura. Nel 2008 ha fondato lo studio Joseph di Pasquale Architetcts, lavorando in ambito internazionale, in particolare in Cina.

Negli ultimi anni lo studio dell’architetto comasco ha ottenuto numerose commesse anche in Italia e, proprio nei giorni scorsi, di Pasquale ha presentato, insieme all’architetto Marco Contini di Parma, un innovativo progetto per la realizzazione di un polo scolastico a Ghedi, in provincia di Brescia.

Architetto, quali sono le principali caratteristiche di questa nuova realizzazione?

Si tratta di un intervento di 8mila metri quadrati su un’area di 20mila metri quadrati, pensato per mille alunni e le loro quaranta sezioni. Abbiamo previsto la costruzione di quattro edifici per la didattica, una palestra polivalente, una mensa, spazi per la comunità e per l’amministrazione, per un investimento complessivo di circa diciotto milioni di euro. La proposta tecnica è stata premiata con il massimo punteggio, 70 punti su 70, e definisce un modello insediativo fortemente collegato al sistema ambientale del luogo, con volumi bassi caratterizzati da coperture curve che definiscono lo skyline del complesso. Lo schema insediativo limita le altezze degli edifici in corrispondenza delle visuali rilevanti e mantiene una fascia di salvaguardia tra il nuovo costruito e la campagna. Il design degli spazi verdi prevede ampie zone piantumate, con l’impianto di specie sia arboree che arbustive autoctone. Le aree esterne boscate, i tappeti erbosi e le aree attrezzate avranno un ruolo centrale all’interno degli spazi scolastici, producendo effetti positivi sul microclima e sulla biodiversità, oltre che per il comfort ed il benessere degli utenti che frequenteranno il complesso scolastico. Le soluzioni tecniche proposte, inoltre, sono in linea con le indicazioni provenienti dalle normative internazionali per la riduzione dell’impronta ecologica degli edifici, attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’utilizzo di materiali ecologici.

Quale è l’idea architettonica che l’ha guidata nella definizione di questo progetto?

Ho concepito la scuola come una città, un luogo dove progettare il futuro, in cui far crescere i protagonisti del domani, ma soprattutto un luogo da vivere per i bambini e da far vivere ai cittadini. Significativo è il passaggio dal concetto di andare a scuola a quello di abitare la scuola, considerata il motore culturale della comunità urbana ed il luogo di destinazione per attività aperte all’intera cittadinanza, nonché il luogo di inclusione ed integrazione culturale, in cui i talenti individuali vengono coltivati come propulsori della crescita di una micro-comunità, nell’ottica di una didattica innovativa e dinamica.

In questo senso l’architettura sembra assumere quasi una funzione pedagogica. È così?

L’architettura non può indurre o determinare i comportamenti, ma può progettare lo spazio affinché determinati comportamenti risultino possibili e convenienti. Un discorso che vale a maggior ragione per una scuola, che deve diventare il luogo dove far crescere i cittadini del futuro. Ho immaginato il concept di questo edificio come una struttura planimetricamente rigorosa e regolare, come i campi coltivati della tradizione agricola di Ghedi, ma anche con un segno sorprendente e riconoscibile, un’increspatura orizzontale e ondulata del terreno che diventa architettura, un luogo dove i bambini possano formarsi abitando e scoprendo un mondo regolare ed ordinato, ma anche sorprendente, ludico e aperto alla creatività, un luogo dove coltivare la propria personalità, le proprie conoscenze, e la capacità di relazione e di interazione con gli altri.

Quali sono gli elementi che rendono questo progetto significativo anche da un punto di vista ambientale?

L’edificio sarà Nzeb (Nearly Zero Energy Building), cioè consapevole nei confronti dell’ambiente e responsabile nell’uso delle risorse. Nella copertura ad onde è stato integrato un impianto fotovoltaico capace di autoprodurre energia. Inoltre, verranno adottate tecnologie costruttive miste con ampio uso del legno strutturale prefabbricato, un materiale rinnovabile che riduce drasticamente l’impronta ambientale e l’energia grigia consumata per la fase di costruzione. Infine, in termini di occupazione di suolo il bilancio è zero, perché viene demolita la vecchia scuola. La narrazione di questi contenuti dell’edificio potrà peraltro costituire materia formativa e di apprendimento per i bambini con l’obiettivo di formare in loro una coscienza di rispetto e di responsabilità nell’uso delle risorse che la natura ci mette a disposizione. Questo nuovo complesso scolastico è l’esempio concreto di come un’architettura possa arricchire il contesto urbano in cui è inserita, assorbendo le caratteristiche e le peculiarità di un territorio e interpretandole architettonicamente con il segno delle coperture curvilinee in una ideale continuità semantica ed iconica con il territorio, ma anche conservando un rigore funzionale nell’impianto planimetrico, che ordina i flussi interni e li riconnette con i percorsi urbani.

Avete presentato il progetto in una conferenza stampa pubblica a Ghedi. Come è andata?

Siamo stati molto soddisfatti perché abbiamo avuto riscontri importanti da parte della cittadinanza. Peraltro, sempre a Ghedi, ci è stato chiesto di occuparci di un progetto di ampliamento di una Rsa e di un investimento industriale. C’è grande soddisfazione nel pensare di dare il proprio contributo ad un territorio per quanto riguarda i più piccoli, chi lavora e chi è anziano.

Quali altri progetti la stanno impegnando in questa fase della sua attività?

Siamo molto impegnati nel progetto di housing adattivo di Milano. L’appartamento adattivo è l’innovazione che, insieme agli spazi collaborativi, costituisce la base del progetto condivivere.casa. Ho cercato di trovare una soluzione per realizzare uno spazio progettato intorno alle persone e all’evolvere delle loro relazioni nel tempo. Con l’appartamento adattivo consideriamo le diverse categorie come le stagioni della vita di un unico utente, la persona che avanza nella sua vita e che modifica la sua geometria relazionale. Abbiamo così proposto l’innovazione del disimpegno mobile, un elemento tecnologico in grado di riconfigurare la distribuzione dell’appartamento senza necessità di opere murarie, modificando la distribuzione interna delle stanze per consentire agli utenti di mantenere la loro privacy, dando loro la possibilità di estendere, ridurre o riorganizzare lo spazio che utilizzano a seconda delle rispettive necessità. Con altri professionisti che condividono la medesima visione, abbiamo dato vita al progetto condivivere.casa con l’idea di sviluppare e applicare questo modello, iniziando da Milano per poi diffonderlo e replicarlo anche in altre città e all’estero. E infatti è in corso di progettazione a Milano, in zona Nord Loreto, il primo edificio con appartamenti adattivi: cinque su un totale di quindici unità immobiliari. Il progetto è stato già presentato in Comune e l’approvazione è attesa in questi mesi, mentre i lavori dovrebbero concludersi entro la fine del 2024.

I lavori per la realizzazione del nuovo polo scolastico dovrebbero durare circa tre anni ed iniziare entro la fine del 2023. L’architetto di origini comasche Joseph Di Pasquale ed i componenti dell’associazione provvisoria d’impresa dovranno presentare il progetto esecutivo e quello definitivo. In seguito il Comune di Ghedi potrà pubblicare il bando per l’assegnazione dei lavori. Sarà quello il passo conclusivo prima dell’apertura del cantiere.

Il costo sarà di circa 18 milioni, una cifra imponente che l’amministrazione comunale è riuscita ad ottenere grazie ad un primo contributo regionale di 7 milioni ottenuto due anni fa e agli oltre 7,26 milioni ottenuti grazie all’efficace partecipazione al bando regionale “spazio scuola”. Due introiti ai quali sarà possibile aggiungere l’apporto di quasi 2,5 milioni garantiti dal Gse in seguito alla sostituzione di esercizi ad alto consumo energetico con altri ad impatto zero o quasi.

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