Bio crab è un nuovo materiale per la carta da parati ottenuto dagli scarti della lavorazione dei granchi e ideato a Cantù

Innovazione Il progetto è stato sviluppato da Tecno Finish di Cantù, azienda del tessile arredo. Un anno dedicato alla ricerca. Prodotto modello di economia circolare: «Biodegradabile al 94%»

È stato richiesto il brevetto per il nuovo progetto bio crab, sviluppato da Tecno Finish, azienda tessile per arredo di Cantù che, dopo un anno di ricerca, ha trovato il modo di estrarre la chitina dagli scarti della lavorazione dei crostacei in modo sostenibile ed efficiente. «Otteniamo un materiale bio attraverso un processo di economia circolare che recupera gli scarti della lavorazione di gamberi e granchi – spiega il fondatore e titolare Davide Carlucci – la chitina viene estrusa e si ottiene un film che utilizziamo per la nostra carta da parati green molto richiesta negli Stati Uniti e anche in Australia e Nuova Zelanda proprio per questa caratteristica di sostenibilità ambientale, oltre che per design qualità».

Il processo

Lo stesso processo di estrazione della chitina fino ad ora richiedeva l’utilizzo di solventi, l’ufficio ricerca e sviluppo dell’azienda canturina ha scoperto invece come attraverso un processo di fermentazione e grazie ai batteri, in una ventina di giorni, il carbonato di calcio decade sul fondo e viene utilizzato per altro, mentre la chitina resta in sospensione e recuperata.

Tecno Finish, una ventina di dipendenti e un settore dedicato alla ricerca, produce materiali per l’arredo esclusivi, scelti per gli ambienti dei grandi brand e a bassissimo impatto ambientale perché le materie prime sono scarti di origine naturale con cui si realizzano carte da parati innovative, con texture uniche. Con questa cifra stilistica si distingue sui mercati internazionali: il 90% della produzione è destinato all’esportazione.

Tra i materiali poveri e il risultato di prodotto di lusso c’è però nel mezzo un tenace lavoro di ricerca e innovazione tecnologica, oltre a molta creatività e la determinazione per una concreta sostenibilità ambientale del fondatore e titolare Davide Carlucci che ha già nella sua collezione diverse soluzioni green. «Per esempio recuperiamo la juta dai sacchi del caffè che arrivano dalla Colombia. Ne traiamo il filo e da questo ricostruiamo un materiale naturalmente antibatterico e sostenibile - aggiunge - al tatto è una bella soluzione per l’arredo e sono diverse le interpretazioni per il design contemporaneo. Una nostra esclusiva è anche la carta da parati che utilizza gli scarti della produzione del mais, completamente biodegradabile. Messa in produzione da oltre un anno, sta già raccogliendo grande interesse. Il prodotto ha la stessa consistenza e performance della tappezzeria in pvc, ma è completamente naturale».

Green

Si fonde la parte interna della pannocchia, le foglie, i chicchi rotti e di scarto, materiale che resterebbe inutilizzato, e si ottiene dell’olio liquido. Una volta raffreddato lo si taglia in piccole cips nuovamente fuse su carta fatta di cellulosa. Viene così lavorato in tutte le variazioni estetiche desiderate. «Alla fine otteniamo un prodotto biodegradabile al 94%. Se lo butti in mare lo mangiano i pesci, per intenderci - continua Davide Carlucci - le bio plastiche hanno le stesse caratteristiche della plastica ma sono biodegradabili, significa che quando vengono smaltite in un ambiente carico di azoto si decompongono completamente».

E ora la nuova richiesta di brevetto per il mercato italiano, europeo, Usa e Svizzera per il progetto bio crab che, oltre ad aver dimostrato di poter essere scalato su grandi produzioni, risulta promettente per un mercato internazionale sempre più attento al processo di produzione.

«Abbiamo nel nostro distretto grandi competenze e un vantaggio competitivo in termini di know how – conclude – inoltre le risorse e i finanziamenti per le buone idee esistono».

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