Lo scandalino sta per diventare scandalone, i tam tam di commissariati, uffici giudiziari e affini, riferiscono che l'iceberg è colossale, dalla lega Pro, ex C, si è passati alla serie B ma sta per arrivare la polpa, stanno per arrivare i pezzi da novanta, come la paura, dunque la serie A con tutti gli annessi e connessi. Andiamoci piano, urge prudenza e rispetto della cosiddetta privacy (ma che roba è?).
In verità c'è fame di notizia, desiderio forte di scoop, si richiede all'unanimità il cognome da sbattere in prima pagina, insieme con fotografia del tipo ammanettato e della famiglia in lacrime. Vado al sodo: si sussurra che alcuni grandi club possano essere coinvolti, direi travolti, da questo fango di tardissima primavera. Non dico chi, non dico quando e quanto ma è come sentirsi addosso una camicia bagnata, quel senso di fastidio, di rigetto allo stesso ma è impossibile uscirne, è maledettamente difficile scappare, ignorare, cancellare.
Esistono responsabili, anche colpevoli, alcuni sono già stati individuati, interrogati, intervistati, altri temono di sentir bussare alla loro porta, di ritrovarsi i carabinieri o gli uomini della finanza dotati di ferri e di mandati, si dice, in questi casi, che i telefoni parlino. E' un momentaccio per il nostro calcio, reduce da imprese non bellissime in campo a adesso intossicato da questo gas schifoso. Mi spiego: una cosa sono le scommesse, un gioco che ci appartiene dalla nascita, da testa o croce, dalla morra e roba simile, un'altra cosa sono gli scommettitori che partecipano a falsare la scommessa o a pilotare la medesima secondo la puntata. Insomma un calciatore che scommette su una sconfitta e poi lui medesimo organizza la disfatta o fa organizzare ad altri il delitto non è soltanto un colpevole di reato, è un vigliacco, un traditore, un croupier che bara al casinò. E' quello che sta riaccadendo, dopo i favolosi anni Ottanta che videro gente illustre, tre portieri tra loro, finire al gabbio a Regina Coeli, con una clamorosa operazione di arresti, in diretta dagli stadi, dagli spogliatoi, sotto la doccia. Oggi si è andati più sciolti ma la sostanza è analoga, il mondo del calcio finisce in prima pagina non per i risultati agonistici, per trionfi o pomodori in faccia, finisce in copertina per la vergogna. Se alcuni club importanti saranno coinvolti in questa faccenda, per colpa dei loro dipendenti, tesserati, allora mi auguro che la giustizia sportiva, non quella di un tanto al chilo del duemila e sei per accontentare il popolo e alcuni padroni occulti del vapore, la giustizia vera, dicevo, elimi definitivamente questi delinquenti dai campi di football, non li faccia più giocare o dirigere, come invece è già accaduto. Nessuna pietà anche se Beppe Signori l'ha chiesta davanti a cronisti riuniti, nessuna giustificazione e assoluzione per chi sapeva di sbagliare e ci ha marciato sopra, conoscendo bene il materiale e conoscendo anche il privilegio dell'immunità di cui gode la propria casta. C'è molta paura, si dice che un settimanale abbia ricevuto in redazione un documento esplosivo. Si dice, si mormora. Vorrei che, una volta per tutte, si passi dalla portineria al centro del Paese, senza per questo trasferirsi sotto la forca. La legge esiste, è scritta, vanno applicate le sanzioni e per favore smettetela di parlare e di scrivere "sentenza esemplare". La giustizia non deve dare esempi, la giustizia esiste e basta. Gli esempi, semmai, dovrebbero scaturire da comportamenti, usi e abitudini di chi, invece, se ne frega e corre controvento, sapendo di essere protetto. Sarà una settimana aspra, per il calcio, in mezzo a problemi più seri, urgenti e gravi per il Paese. Ma spero che nessuno se la svigni, che i giornali sportivi non facciano finta di niente difendano il proprio "bacino di utenza". Se vogliamo svoltare è arrivato il momento di mettere la freccia. I bambini ci guardano. Anche gli adulti.
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