Filippo Penati, già vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, già capo della segretaria del suo partito, uomo forte della sinistra in una terra da anni difficile per le bandiere rosso moderate come quelle del Pd, ieri ha fatto un altro passo indietro, le testimonianze contro di lui - tutte da provare, ovviamente - pesano sempre di più.
Eppure più che il giro di mazzette denunciato, a colpire è qualcos'altro. Un silenzio. Il silenzio del segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani.
«Sul tema della legalità serve trasparenza onestà, sobrietà, bisogna essere intransigenti e rigorosi». Così il leader Pd ha parlato, ma solo giovedì scorso e a margine del caso Tedesco. Poi il nulla o qualche sussurro.
Hanno parlato altri esponenti di primo piano, la Bindi, Letta ad esempio. Per lo più contro l'ex assessore alla sanità pugliese, "salvato" dal voto di Palazzo Madama. Ma su Penati tanta, forse un po' troppo prudenza.
Un tempo, uno dei padri dell'attuale sinistra, Enrico Berlinguer si vantava della "diversità" del suo partito e denunciava l'occupazione dello Stato da parte delle correnti e delle forze politiche e bollava i partiti come «macchine di potere e clientela». Era il 1981, è caduta la Prima Repubblica, la Seconda non sta tanto bene e risiamo daccapo.
Per questo colpisce la "prudenza" in casa democrat. Nessuna condanna a priori, beninteso, ma la "questione morale" di marca berlingueriana ci dovrebbe stare ancora tutta. Possibile che al di là di alcune meritorie e dignitose dichiarazioni di principio - quelle espresse giovedì scorso - Bersani non abbia trovato modo di aggiungere altro, a parte il fatto di consigliare Penati a fare il doppio passo indietro di ieri?
In fondo l'ex presidente della Provincia di Milano, era stato il suo braccio destro, aveva cercato di contendere a Formigoni la corsa al Pirellone, poteva tentare di entrare a Palazzo Marino se non avesse fatto irruzione il «fattore Pisapia», sempre e comunque presentato da fedelissimo del segretario nazionale.
La "diversità" targata 2011 dovrebbe essere cosa ben diversa. Basterebbe, ad esempio, guardare a Londra dove pochi giorni fa - e prima di qualsiasi pronunciamento di giudici, tradizionale alibi invocato in Italia quando si parla di politici e quasi mai per il comune cittadino - il primo ministro ha chiesto scusa solo per aver assunto come portavoce un giornalista poi coinvolto nello scandalo del News of the world. Cameron si è scusato con il Paese, qui anche la principale forza di opposizione - per la maggioranza ormai sembrano non esserci più speranze di resipiscenza - non riesce più a ritrovare o a dare un senso alla sua asserita "diversità".
È inutile blaterare tutti i giorni contro i pericoli dell'antipolitica, del populismo se poi non seguono i fatti. Bersani, possibile candidato al dopo Berlusconi, avrebbe questa occasione per dimostrare che la Casta anche a sinistra non è più bene accolta. Parli chiaro sui Penati, Tedesco, Pronzato, non dia lezioni a nessuno ma faccia pulizia anche in casa sua. Senza aspettare i giudici. Magari anticipandoli.
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