Ma in politica un mese e mezzo è un'eternità, e tutto può cambiare. Ce l'insegna proprio il fato della manovra. Riscritta in profondità. Il cuore di Berlusconi non gronda più sangue: il contributo di solidarietà è stato cancellato, e la Lega ricondotta a più miti consigli sulle pensioni. Serpeggia un po' d'incertezza sulle coperture.
Poco prima che Alfano, Maroni, Bossi, Tremonti e gli altri lasciassero Arcore, lunedì sera, le agenzie battevano la notizia della flessione dei consumi in 17 regioni italiane. Un segnale non inatteso, che tuttavia testimonia la perdurante incertezza sulle sorti del Paese immobilizzi gli attori economici.
Il punto non è, come hanno rilevato alcuni, che i dati Istat consigliano al governo di non procedere con il ritocco dell'Iva, avversato da più parti. Nella negoziazione fra Pdl e Lega l'aumento Iva pareva aver assunto una connotazione salvifica. In realtà si tratta di un provvedimento di per sé non peggiore di altri (agire sulle imposte indirette anziché su quelle dirette ha effetti meno distorsivi sulle preferenze degli attori economici), che andrebbe però inserito in un contesto un po' più vasto. La famosa riforma del fisco, con spostamento del prelievo «dalle persone alle cose», che continuiamo ad attendere grossomodo dal 1994.
Ancora una volta, nulla di nuovo sul fronte romano. Ma sarebbe sbagliato pretendere "agevolazioni" o "stimoli" di diverso tipo, per far fronte alla gelata dei consumi. Essa è conseguenza dello stato di incertezza in cui versano il Paese.
Incertezza che viene dalla crisi europea, certo, ma che è stata enormemente acuita dalla politica, nell'ultimo mese. Abbiamo subito due "manovre" emergenziali. L'ipotesi di una imposta patrimoniale era nell'aria mentre veniva scritta la prima, e mentre veniva scritta la seconda. Mezzo milioni di italiani hanno pensato per venti giorni che avrebbero subito un aggravio dell'imposta sul reddito.
Il nostro agosto è stato angustiato da grande movimento e paura sui mercati, grandi esortazioni da parte della Bce, piccolo cabotaggio da parte dei partiti rimasti invischiati in una continua negoziazione al ribasso.
La manovra riscritta ieri viene incontro ad alcune delle istanze che i "frondisti" del Pdl avevano fatte proprie, e che hanno ampio seguito in parte dell'elettorato, soprattutto nel Nord del Paese. C'è qualche segnale piccolo ma significativo: come la riforma delle pensioni di anzianità. Ma, nell'estate in cui abbiamo scoperto che in Italia ci sono non solo 58 milioni di ct della Nazionale ma anche 58 milioni di ministri dell'economia, il governo è apparso goffo, disorientato, immobilizzato dalle faide. Chi è che non si chiede se la nuova manovra è davvero l'ultima? Anche per questo, i consumi arrancano. Gli operatori economici fanno fatica a fare ipotesi sensate per il futuro del Paese. E per questo, come tanti italiani, scelgono di "stare accorti".
Alberto Mingardi
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