All'epoca in cui se ne cominciò a parlare, era l'alba degli anni '70 di un secolo fa, nessuno avrebbe mai ipotizzato che potesse tornare utile anche nel terzo millennio, quello in cui, stando alle visioni di allora, non avremmo più dovuto viaggiare sull'asfalto m tra le nuvole a bordo di ecologiche macchine volanti come si vedeva nei fumetti di Topolino.
Neppure il più pessimista dei pessimisti, allora, avrebbe mai potuto vaticinare di trovarsi, nel fantascientifico anno di grazia 2011, con una tangenziale ancora attesa e comunque dimezzata e destinata a rimanere tale.
Como è finita fuori strada. In senso figurato ma anche reale. Le ultime notizie che giungono dalla Regione Lombardia e che pubblichiamo nelle pagine di cronaca di Como, fanno capire che la tangenziale di Como sarà un definitivo e inutile moncherino piantato nella brughiera di Albate. Impossibile realizzare il secondo lotto. Quattrini non ce n'erano abbastanza quando le cose andavano meno peggio, figuriamoci ora
Ma anche la chimera dell'autostrada Varese-Como-Lecco che dovrebbe, nei bla bla dei politici del Pirellone, inglobare la tratta restante dell'infrastruttura, in una sorta di prendi due e paghi uno, appare destinata a rimanere tale.
Del resto l'opera è alquanto invisa dalle nostre parti. Non senza ragione, perché le priorità sarebbero altre e non solo perché stanno in coda da anni come le auto cui tocca la ventura di attraversare il territorio cittadino.
La tangenziale monca è emblematica di una città dal respiro corto, di un'amministrazione che fatica a guardare al di qua del proprio naso, figurati al di là, che perde la strada e neppure riesce a tenersi quelle poche e precarie che possiede divorate dalle buche. Non ci sono soldi e il piano asfalti slitta. Doveva partire in estate non prenderà il via in autunno e rischia di slittare davvero ma sulle nevi invernali.
Fallimento nelle grandi opere come quelle piccole. Una classe politica completamente fuori strada. Una città che in questi anni ha assistito impotente ai tagli dei nastri delle tante infrastrutture che i vicini sono riusciti a portare a casa. Con Varese siamo rimasti l'unico capoluogo di provincia privo di un'arteria di attraversamento. La nostra resterà monca. Loro l'avranno. Un assessore regionale ai Trasporti in casa, aiuta.
Como invece che non riesce a badare a se stessa, a causa dell'inazione dei suoi rappresentanti deve dipendere dagli altri. Ed è sempre una cosa spiacevole. Per la tangenziale monca come per il grottesco cantiere del lungolago attendiamo supplicanti che il Pirellone conceda una qualche grazia. Anche se l'impressione è quella di essere stati sedotti (nelle campagne elettorali) e poi abbandonati.
In fondo ci sta bene. Magari impareremo a cavarcela da soli, in futuro. Ma servirebbero altri politici.
Francesco Angelini
© RIPRODUZIONE RISERVATA