La scuola sarà in grado di sopperire ai numerosi tagli ? Investono indistintamente i bidelli (con una diminuzione anche della sorveglianza degli studenti), gli insegnanti (con la cancellazione di tutte le ore di compresenza e, quindi, della possibilità di seguire in un rapporto individualizzato i vari casi problematici o di intervento specifico, quale l'inserimento degli alunni stranieri) e perfino i docenti assegnati al sostegno, vale a dire coloro che garantiscono la pari opportunità di andare a scuola ai disabili, certificati da strutture del settore. Già questi tre aspetti fanno riflettere su quanto siano gravi, nei termini di una prevenzione, anche di tipo sociale, i tagli, il cui danno si rileva maggiormente se vengono indicate le conseguenze nel lavoro quotidiano e nello sviluppo del percorso educativo.
Il tema della sicurezza è essenziale e fondamentale: i bidelli non sono solo quelli che fanno le pulizie, ma in quanto collaboratori scolastici svolgono il compito della sorveglianza, al di fuori delle aule, mentre un alunno ad esempio va in bagno. Se si diminuisce il numero, è chiaro che il livello potrà calare.
Il taglio delle ore di compresenza è negativo in quanto va contro i bisogni che vengono indicati dalla trasformazione della realtà sociale che sta avvenendo in Italia, dove troviamo una società sempre più multietnica, che a scuola si vede, perché la scuola è il luogo dell'incontro per imparare insieme; un aumento sostanziale di un tessuto familiare abbastanza fragile, nel senso che presenta molte problematiche rispetto al passato, con l'aumento delle separazioni e le ovvie ripercussioni che si hanno sui bambini che frequentano la scuola; i maggiori casi di disturbi legata alla sfera della psicologia.
Le classi sono sempre più numerose. Le situazioni problematiche che vengono riportate a scuola dall'ambiente esterno sono in crescita. C'è la necessità di fornire ai bambini stranieri le basi per costruire semplici rapporti sociali. Bisogna garantire l'effettiva integrazione dei disabili che hanno diritto ad un insegnamento specifico, specializzato, individuale. Questi sono situazioni concrete che un insegnante non può e non riesce a gestire da solo, anche se deve farlo. Senza aiuto il suo intervento sarà senz'altro più limitato, a discapito dei soggetti più deboli e con il rischio di non riuscire a compiere quell'opera di prevenzione in ambito psicologico, con una futura ricaduta negativa sull'intera società.
Riuscirà la scuola italiana che in questi ultimi decenni non riesce a stabilizzarsi, tra riforme, controriforme, correzioni delle controriforme e nuovi "editti", a rendere meno indolore la ghigliottina dei tagli?
Questo anno scolastico è difficile proprio perché si tratta della "prima" verifica di come fa a sopravvivere una scuola tagliata all'osso e soprattutto se la qualità degli apprendimenti diminuirà o aumenterà, perché in queste ristrettezze anche i tempi si restringono.
Sappiamo che è profondamente ingiusto "tagliare" su quella istituzione, la scuola, che idealmente "unifica" l'Italia, garantendo a tutti l'istruzione, preferendo questo "taglio" a quello dei costi della politica, ma da insegnante, e vale anche per i genitori, sono convinto che la scuola riuscirà a vincere questa scommessa, perché da sempre si regge sugli "atti di buona volontà" e gli insegnanti sono abituati a tirarsi indietro le maniche, a ricominciare per vincere la loro sfida educativa.
Fulvio Panzeri
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