Un motto purtroppo attuale. Lo si è visto anche nel consiglio comunale in cui si è riparlato del progetto che tiene il lago in ostaggio e da cui è emerso che non sarà rilasciato prima di due anni. Altri 730 giorni senza passeggiata e panorama. Per la felicità dei comaschi e dei turisti che, se si prendono la briga di tornare a Como di tanto in tanto, si chiederanno chi sia quella pattuglia di masochisti che si priva per propria volontà di una risorsa così importante per fronteggiare quelle esondazioni che in questo autunno sahariano appaiono proprio come i nemici attesi dal tenente Drogo della fortezza Bastiani
A beneficio dei turisti e soprattutto dei comaschi che tra pochi mesi torneranno, grazie al cielo, alle urne per rinnovare l'amministrazione comunale, pubblichiamo l'elenco dei masochisti. Nelle pagine di cronaca, infatti, potete trovare i nomi di coloro che, nel 2004, votarono le paratie che già avevano perduto la clausola di salvaguardia del paesaggio, cioè la mobilità delle strutture. Questi signori, di cui consigliamo di segnare i nomi perché molti si ripresenteranno tra pochi mesi agli elettori per chiedere la riconferma in consiglio comunale, hanno di fatto posto le fondamenta del muro.
A consolidarlo ed elevarlo, poi, ci ha pensato il direttore dei lavori, l'ingegner Antonio Viola, che con un prassi quantomeno disinvolta, ha eseguito una variante di progetto senza disturbare né la Giunta né il consiglio comunale. Pensate cosa sarebbe successo se non ci fosse stato il signor Innocente Proverbio, la cui scoperta ha portato alla ribalta il muro: una persona sola che ha fatto più cose buone per la città dei 22 che hanno detto sì alle paratie.
Ma dato che al peggio non c'è mai limite, specie a palazzo Cernezzi, ecco che alcuni di questi 22 che nel frattempo hanno cambiato parrocchia politica, ora lanciano lai e strepiti contro il disastro che hanno contribuito a realizzare.
Si tratta del solito gruppo "pane e mortadella", gli idealisti a corrente alternata, quelli che quando si è trattato di sfiduciare il sindaco Bruni, hanno accusate improvvise folgorazioni sulla via del cadreghino. Ma tra chi, nel 2005, contribuì a consegnare il lago in ostaggio di un cantiere pasticciato e infinito, ci sono anche gli esponenti di quella Lega Nord che, una volta venuto alla luce il muro, si sono improvvisamente accorti di non trovarsi più a Como, bensì a Berlino. E hanno cominciato a stampare manifesti sdegnati contro chi aveva permesso un simile scempio. Una funzione seconda, tanto per restare in tema, a quella di Goodbye Lenin, il film in cui due ragazzi tenevano in vita una posticcia Ddr dopo la caduta di quel muro.
Anche a Como, per fortuna e nonostante questi amministratori pubblici, il muro sul lago è caduto. Ma non si può ancora far festa. Per almeno due anni dovremmo subire le conseguenze di tanta, a essere benevoli, dabbenaggine.
Francesco Angelini
© RIPRODUZIONE RISERVATA