Uomini di speranza
fiori delle nostra terra

 Il "martirio" di padre Tentorio, che ha dedicato tutta una vita a portare conforto e aiuto ai bambini delle Filippine, dove si era trasferito, subito dopo essere diventato sacerdote, pone l'attenzione su quelle storie e su quelli che agiscono in silenzio, non sono sotto i riflettori, non si vedono in televisione, eppure sono veri e propri operatori di pace e di carità, il cui forte carisma può diventare una lezione forte anche per la nostra umanità. Tanto più che sentiamo padre Fausto come uno di noi, nato nella nostra terra, in quella Brianza Lecchese, tra le colline di Santa Maria Hoè, a due passi da Rovagnate e quindi il suo esempio diventa ancora più forte e incisivo, perché indica un carattere nascosto di questa nostra anima lombarda, spesso tacciata di individualismo, di scarsa capacità di accoglienza.
L'esempio di Padre Fausto invece ci dimostra che la nostra anima più intima ha anche questa tensione alla donazione di sé, al rischio della propria vita in terre lontane, consapevoli del pericolo che si corre quando si sta dalla parte dei poveri, di coloro che non hanno diritti e sono alla mercè della ingiustizia e dello sfruttamento. La storia di Padre Fausto ci racconta questo coraggio, quello di una missionarietà, che porta un uomo della nostra terra a essere chiamato "il tribale", talmente forte era la vicinanza con i "lumod", gli indigeni filippini, prendendo le loro difese. Quello era diventato il suo mondo e la sua ragione di vita: in una sorta di dialogo che lo aveva portato a farsi anche molti nemici tra  chi vedeva in questa sua disinteressata missione d'amore un ostacolo. Oggi ricordiamo padre Fausto, ma insieme a lui il nostro pensiero va ai molti missionari che, nati nella nostra Brianza comasca e lecchese, hanno operato e operano nelle zone più difficili e dimenticate del mondo, a coloro che sanno come sia importante difendere l'umano stando dalla parte di chi è dimenticato da tutti, in quella parte di mondo che viene lasciata al loro destino. Il merito dei nostri missionari è quello invece di entrare e vivere in quei "mondi" che non interessano a nessuno, se non per lo sfruttamento del territorio e delle risorse. Loro, come Cristo, seguendone il suo esempio hanno questo coraggio di sfidare il silenzio e la cecità, gli opportunismi, per dare un futuro e una dignità a uomini e bambini, per aiutarli a superare difficoltà e a chiedere per loro tutto il bene di cui hanno bisogno. C'è tutta la nostra gratitudine a Padre Fausto e a quei missionari che tutti i giorni, mettendo a rischio la loro vita, vivono per noi una sorta di riscatto morale, mostrando qual è il carattere della nostra terra anche negli angoli più bui del mondo. Loro rappresentano l'altra parte del nostro cuore, quel grande cuore lombardo che si manifesta nella sua lucentezza e nel suo valore più alto nella donazione di sé agli altri, nella comprensione e nella condivisione delle culture e degli stili di vita.
Padre Fausto ci insegna come la carità sia anche la necessità di stare con l'altro diverso da noi, per proteggerlo dall'ingiustizia della vita, per rispondere a quella semplice verità di riconoscerci fratelli, nel nome di Dio, che è il Padre. Basta poco per vivere il  Vangelo: saper rischiare se stessi, come ha fatto padre Fausto, come fanno tanti uomini e donne come lui. Non dimentichiamoci dei grandi cuori che lavorano anche per noi: sono il nostro vanto, un segno della civiltà della nostra terra.
Fulvio Panzeri

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