Un vero premier
non ama i servi

 Un capo non dovrebbe mai circondarsi di servi. Ma è una tentazione a cui è difficile sottrarsi. Il servo è seduttivo, vellica gli istinti peggiori, fa gustare quel sapore melmoso e dolciastro del poter fare tutto quello che si vuole, la sottile perversione del disporre  a piacimento della carriera, del futuro, delle sorti di una persona che sta lì solo per compiacere, per lisciare il pelo, per far gorgogliare l'arroganza autoreferenziale di chi ce l'ha fatta.
Uno neppure se ne accorge e nel giro di pochi mesi si è già formata, al suo seguito, una corte satrapesca di imbucati, incapaci genetici, lavativi professionali, sindacalisti gialli, ragazzotte col tacco dodici, vecchi arnesi di apparato e salmerie varie e tutti lì a cinguettare, a squittire, a pigolare, a motteggiare e a darsi di gomito e a sghignazzare alle tue battute che non fanno manco ridere e quanto pensi bene e quanto la sai lunga e quanto sei forte e tu sì che sei un vero professionista, mica come quell'altro che c'era prima di te e bla bla bla… Che pena.
Bene, questa legge di natura vecchia come il mondo e scolpita dal padreterno nel dna degli esseri umani, per i quali carne e corruzione sono le catene dalle quali è impossibile affrancarsi, non ha insegnato nulla a Silvio Berlusconi. Nulla davvero. Le ragioni del tracollo finanziario dell'Italia e dell'agonia del governo sono state analizzate mille volte in questi giorni assurdi e drammatici. Non abbastanza, invece, il filo rosso che segna la storia di un paese che ha vissuto tante tragedie, ma che non ha mai posseduto la "dimensione" tragica della storia. Qui ogni cosa, anche la più terribile, a un certo punto inizia a trascolorare inesorabilmente nel grottesco. Poco Macbeth, tanto Fellini.
Che la fine dell'era Berlusconi - a prescindere da quando e se ci sarà la caduta del governo - non stia avvenendo con ritualità epica ma solo per lo sfilarsi dalla maggioranza di un'accozzaglia di personaggi per lo più impresentabili che a Berlusconi devono tutto, che senza Berlusconi non sarebbero mai stati nessuno e che Berlusconi ogni tanto gratificava tirandogli un osso da lappare non è tanto il "tradimento" dei "giuda" contro cui strilla la stampa di riferimento, quanto invece la prova fisica, palpabile, addirittura lombrosiana del fallimento di una visione del mondo. Insomma, chi li ha scelti questi qua? Con quali metodi di selezione? Sulla base di quali capacità, competenze e profili professionali? È proprio così che deve funzionare? È sempre e solo lo zerbino il caposaldo su cui si costruiscono le carriere politiche in questa Italietta da due lire?
Che miopia. Circondarsi di servi è il peggiore degli errori. Perché il servo non è tuo, ma proprietà di quel demone che lo fa strisciare davanti a chiunque comandi: non ti aiuta a capire, non ti dice mai di no, non pretende il tuo rispetto, tanto sbraita a comando contro i tuoi nemici tanto trama con loro appena coglie in te un attimo di debolezza, che a leggere la lista dei malpancisti del Pdl e pensare che quegli stessi figuri fino a ieri si buttavano nel cerchio di fuoco all'urlo di "Viva Silvio" nei talk-show televisivi di seconda serata viene da piangere. O forse da ridere, che è pure peggio.
I leader veri vogliono uomini capaci, i signorotti dei signorsì. Il premier, al di là dell'indubbia genialità e dello strepitoso talento nel decrittare la pancia dell'elettorato, ha mostrato invece un profilo di profondissima mediocrità nel momento in cui si è scelto la squadra di governo che condivide con lui la responsabilità imperdonabile dell'inazione che ci ha ridotti in questo stato. È lui che se li è scelti così, così come si è scelto per mera nomina deputati e senatori - grazie a una legge elettorale scellerata di cui ha approfittato a mani basse pure l'opposizione, dove a parole si gioca allo statista e poi nei fatti si fa la conta degli amici degli amici esattamente come dall'altra parte -  in gran parte privi di competenze e conoscenza del territorio e prodighi invece di salamelecchi per il capo carismatico. E quindi del tutto inutili. Oltre che doppi, infidi e inaffidabili. Probabilmente gli stessi che nei prossimi giorni lo manderanno a fondo, pronti a scodinzolare al nuovo padrone del vapore. Tanto per loro destra o sinistra pari sono (basti ricordare gli straccioni che fecero da stampella al vergognoso governo D'Alema): l'unica cosa che conti è non smettere di mangiare a sbafo.
Un grande presidente del consiglio si circonda di ministri tutti più bravi di lui. In questo governo invece sono tutti - e alla grande - peggio di Berlusconi, che è già peggio di per sé. È questa l'equazione che spiega il fallimento non solo dell'esecutivo, ma di tutto il centrodestra dell'ultimo quindicennio. E senza un grande e colto partito moderato - così come senza una sinistra non ricattabile da Vendola e Di Pietro - un Paese non ha alcuna speranza di potercela fare.


P.S.: In primavera si vota in alcuni importanti centri del nostro territorio. I partiti farebbero bene a non rifilare ai cittadini il solito polveroso funzionario selezionato non per merito ma per appartenenza. Questo giornale non vuole che le nostre città finiscano nelle mani di qualche traffichino molto impegnato a farsi i fatti suoi e quelli della sua filiera e molto poco l'interesse della comunità. Se qualcuno vuol fare affari se li faccia a casa sua, non nelle nostre istituzioni  e frugando nelle nostre tasche: noi saremo lì a vigilare. Infine, un consiglio alla cosiddetta società civile, che pensa di essere molto migliore dei politici che la rappresentano: sarebbe ora di smetterla di lamentarsi nei salotti e tirare finalmente fuori la testa dalla sabbia. Di parole non si muore solo a Palazzo Chigi.
Diego Minonzio

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