Le primarie del Pd
e il flipper delle elezioni

Il bello delle primarie del Pd è che quando sono vere non si sa mai come andrà a finire. E le consultazioni che si terranno oggi per la scelta del candidato sindaco di Como sono tremendamente autentiche. Lo dimostra la fibrillazione in crescita negli ultimi giorni tra i quattro candidati. Ci sarà l'effetto Pisapia, cioè la vittoria del candidato che spariglia, anche a Como? All'interno del partito comasco qualcuno lo spera (non fosse altro per scaramanzia visto come è andata a Milano), altri lo temono.
Una sola cosa è certa. Anche sulle primarie comasche soffierà, di traverso, il vento nazionale. Il Pd che si è trovato da un giorno all'altro dalla lotta al governo, senza passare per il lavacro delle elezioni, non potrà fornire al vincitore della partita a poker il comasco, quell'effetto benefico dell'anti berlusconismo montante che gonfiò le vele a Pisapia e Fassino (tanto per restare nel profondo Nord) lo scorso anno. Anzi, c'è il rischio che il sostegno senza se e senza ma del partito di Bersani al governo di Monti armato di cesoie e ombrello (per farne l'uso raffigurato dal genio vignettistico di Altan) finisca per essere controproducente per il vincitore (o la vincitrice) delle primarie nostrane.
C'è poi un terzo, non trascurabile, macigno sul cammino del candidato sindaco Pd. Con un giro di valzer tipico dell'Italia, quella politica che fino a ieri condizionava anche le assemblee di condominio sembra essere andata di traverso a tutti.
In questo autunno inverno sembra andare di moda il tecnico raffigurato da Monti e dai suoi marziani paracadutati in Parlamento. Certo, le elezioni comunali, saranno in primavera estate e molte cose potranno cambiare da qui ad allora.
Di certo, il quadro è molto mutate, dall'epoca idillica in cui sono state lanciate le primarie lariane con la fondata speranza che fosse la volta buona. Del resto, in un partito nel cui Pantheon non sfigurerebbero Tafazzi e Gatto Silvestro, non si può mai stare tranquilli. Chi uscirà davanti agli altri dalla chicane delle primarie, dovrà poi lanciarsi in una competizione elettorale per la guida di palazzo Cernezzi che si annuncia come un flipper pieno di palline e ostacoli.
Oltre al florilegio di liste civiche, finte civiche, para civiche forse anche para e basta, la frammentazione è garantita. Non bastasse c'è anche big bang del centrodestra, peraltro anticipato a Como rispetto al livello nazionale. Perché da queste parti, quando c'è da far baruffa, non abbiamo bisogno di lezioni da nessuno. Ci sarà il terzo polo ma appare concreta la possibilità di un divorzio tra Lega e Pdl con le due formazioni pronte ad andare sole in competizione l'una contro l'altra armate. Per una volta l'elettore del centrodestra avrà davvero l'imbarazzo della scelta e non è detto che sia un vantaggio per il centrosinistra.
Anche qui pesa la questione romana, dopo la divaricazione sul governo Monti osteggiato dal Carroccio e digerito, sia pure con un'overdose di bicarbonato, dal partito di Berlusconi. Difficile, una volta venuto meno l'interesse, cioè il collante del potere, che il matrimonio possa continuare. Il Carroccio ha bisogno di una potente iniezione di identità e poi ci sono i rapporti locali tutt'altro che idilliaci tra i due alleati provvisori.
Nell'attesa di capire come andrà a finire dall'altra parte, tra primarie e congressi annunciati ma tutt'altro che certi, la scena spetta per intero al Pd. Già dalla partecipazione alle primarie di oggi si avrà un assaggio dell'aria che tira. Se le schede nell'urna saranno poche la corsa del vincitore (o della vincitrice) partirà subito in salita. E il flipper in salita non è un gioco facile.
Francesco Angelini

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