I giovani comaschi chiedono legalità

Non è mai stata una questione che riguardava solo «quelli di laggiù», la piaga della criminalità organizzata. Lo abbiamo capito con colpevole ritardo, assistendo all'arresto di imprenditori brianzoli collusi, scoprendo le inquietanti alleanze strette dai clan con politici nostrani pronti a vendere l'anima al diavolo per un pugno di voti, osservando le fiamme dolose che si divoravano uffici, cantieri, magazzini, auto e camion. Il tutto non a Platì, neppure a Casal di Principe, ma alle nostre latitudini.
Non stupisca, dunque, se oggi la gioia di Napoli di fronte alle immagini del boss Michele Zagaria portato via in manette è la gioia anche di Como. Perché quell'arresto è una buona notizia che non riguarda solo «quelli di laggiù», ma tutte le persone stanche di un'Italia dominata da criminali, furbetti e mascalzoni. In prima fila a gioire per la vittoria della Legge e della Giustizia, oltre che dello Stato, per l'arresto del boss di camorra latitante da 15 anni, ci sono i giovani. Quei giovani comaschi che affollano ogni incontro in cui si parla della piaga della criminalità organizzata, del radicamento dei clan - soprattutto di 'ndrangheta - appena al di là del zerbino di casa.
Come martedì sera, all'oratorio di Rebbio: erano tantissimi. Chiedevano di capire, di conoscere, di essere informati. Avevano le bollicine negli occhi, una luce entusiasta sul volto, ma soprattutto il coraggio delle loro idee: mai scontate, mai banali, mai fini a se stesse. Ragazze e ragazzi che poco più di un mese fa avevano affollato, sempre a Rebbio, il teatro per sentire le parole di Salvatore Borsellino, il fratello del giudice ammazzato dalla mafia a Palermo. E che la settimana prossima, lunedì 12 dicembre, saranno a Cermenate per confrontarsi in una serata organizzata dal Progetto San Francesco, un laboratorio permanente contro la criminalità organizzata.
L'immagine di Zagaria in manette sovrapposta alle riflessioni, alle domande, alle osservazioni dei giovani che, assieme al Coordinamento comasco per la pace, si stanno impegnando per comprendere il fenomeno 'ndrangheta sul nostro territorio, aiutano a credere nel miracolo: c'è ancora speranza. Una speranza racchiusa nell'entusiasmo di ragazzi assetati di legalità. Di più: giustizia. Che non è solo rispetto delle leggi, perché le inchieste antimafia lo hanno dimostrato: si può scendere a patti con i clan senza neppure violare il codice penale. È un passo avanti. È rispetto di ciò che è moralmente giusto. Ed etico. È il superamento dei luoghi comuni che vogliono noi italiani come il popolo dei furbetti, di quelli che, fatta la legge, trovano rapidamente l'inganno.
Zagaria ha ragione soltanto in parte quando dice, con cieco sarcasmo, che con il suo arresto ha vinto lo Stato. Ha vinto un popolo intero: donne, uomini, giovani che non si arrendono al compromesso, che non infilano la scorciatoia più facile qualunque sia il prezzo da pagare, ma che nella pacatezza delle idee, nel conforto della Giustizia trovano un motivo per continuare a combattere. A Casal di Principe. E a Como. Per dire basta sia a Gomorra che a Comorra.

Paolo Moretti

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