La cura Monti e l'Italia
che vive di chiacchiere

ario Monti, personaggio di riconosciuta qualità internazionale e con una prestigiosa carriera alle spalle, ha lasciato - dietro esplicita richiesta - le sue occupazioni per mettere mano a quella che concordemente veniva valutata come una prospettiva di imminente disastro per la Repubblica.
Ottenuta una fiducia plebiscitaria dalle Camere, in qualche giorno, sotto l'urgenza dell'acqua alla gola, ha messo a punto un pacchetto di misure che si prevedevano durissime e che durissime si sono rivelate. La prima risposta dei mercati, in termini di spread più che di andamento della Borsa, sembra positiva, così come le valutazioni dei governi europei, direttamente interessati alle nostre sorti, perché l'eventuale rovina dell'Italia sarebbe contemporaneamente e inevitabilmente la rovina dell'Europa. Se davvero i rischi peggiori fossero dietro alle spalle ci sarebbe da accendere un cero, ma la prudenza - data la situazione - è d'obbligo. Quello che non è d'obbligo, e anzi sarebbe molto meglio evitare, è lo spettacolo che forze politiche, sindacati, commentatori più o meno improvvisati, associazioni e gruppi d'interesse i più diversi stanno offrendo, non soltanto stracciandosi le vesti per la disperazione, ma - ciò che è più irritante - pontificando dall'alto dei rispettivi pulpiti sulle misure diverse, alternative, più efficaci, più eque, più logiche, che il presidente del Consiglio e i suoi ministri avrebbero dovuto escogitare.
Insomma, di fronte al naufragio imminente, ovviamente una volta accertato che con buone probabilità non si finirà annegati, ecco che subito si prende a disquisire sul colore della scialuppa di salvataggio, sulla sua mancanza di comodità, sull'insopportabile rumore del motore.
Monti avrebbe dovuto… è l'incipit ricorrente di una quantità di discorsi, compresi i più scuciti, balordi e sgangherati, che si sentono fare lungo tutto lo Stivale, appendici televisive comprese. Ignorando le parole esatte di Churchill, si delira di "lacrime e sangue" - qualcuno ha abbastanza fantasia da immaginare quale potesse essere la vita degli inglesi sotto l'attacco di Hitler? - trascurando del tutto quelle iniziali della sinistra promessa, che erano "fatica e sudore", meno eroiche, meno tragiche, ma forse più pertinenti alla situazione nostra di oggi.
Intendiamoci, nessuno pretende entusiasmo per i sacrifici. Ma - posto che un'alternativa vera non esiste - un briciolo di sobrietà sì. Soprattutto dopo anni e anni di una gigantesca baldoria di chiacchiere, che ha trasformato l'Italia in un chiassoso, vociante, sguaiato talk-show, dove l'elementare, banalissima regola dell'evitare di spendere i soldi che non si hanno (perfettamente valida anche per gli Stati) è stata non solo ignorata ma sbeffeggiata, irrisa come calcolo ragionieristico, piegata costantemente ad altre più avanzate "logiche".
Non è che i sacrifici vadano fatti, per di più, in silenzio, senza la possibilità di esprimere il proprio parere. Chi ha qualcosa da dire lo dica, perché questa è e resta - malgrado ogni spericolata argomentazione polemica in contrario - una democrazia. Ma lo faccia tenendo conto di ciò che sta succedendo, di ciò che per tanti e tanti anni non si è voluto fare, e soprattutto di quale sia la reale alternativa della medicina, indubbiamente amara per tutti, che oggi ci tocca trangugiare.
Antonio Marino

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