Hanno ucciso il Duce
Ma non si può dire

Come la ministra Elsa Fornero che non riesce a pronunciare la parola sacrifici, sul Lario e non da ieri, si fatica a far uscire dalle labbra una frase: «Morte di Benito Mussolini e Claretta Petacci». Da 66 anni ci proviamo senza successo e finisce che viviamo il paradosso di aver ospitato uno degli eventi epocali del ventesimo secolo e, sia pure indirettamente, di continuare a negarlo.
Immaginatevi un turista che si trova a passare dalle parti di Mezzegra, dove - ha letto su un libro - qualcuno (perché anche su questo aspetto c'è reticenza) ha posto fine all'esistenza terrena di Benito Mussolini e Claretta Petacci, fucilandoli addosso a un muro di una villa chiamata Belmonte. Se si fermasse a chiedere dove si trovi quel luogo potrebbe ricevere questa risposta: «Non ne siamo al corrente, qui è avvenuto solo un fatto storico». La targa ricordo fatta affiggere tra mille polemiche dall'amministrazione comunale, infatti, recita proprio così: «Fatto storico». Quale? Una battaglia risorgimentale? La firma di un trattato che ha cambiato la geopolitica mondiale? Lo sbarco dei venusiani? Boh.
La faccenda si ripete. L'amministrazione provinciale ha stanziato un contributo per la realizzazione di un museo su quei «fatti storici» a cui stanno lavorando i Comuni di Dongo (luogo della fucilazione dei gerarchi catturati con Mussolini nonché del mitico oro), Musso (dove fu fermata la colonna tedesca con il Duce, Claretta Petacci e gli altri fascisti) e Mezzegra.
Come si chiamerà il nascituro museo? «La fine della guerra: settembre 1943-aprile 1945». Dei fatti che hanno simboleggiato la fine di quella guerra da queste parti non si fa cenno. E per fortuna che l'iniziativa punta anche a incentivare il turismo fuori stagione. Non sembra una buona partenza. Perché una delle maggiori attrattive della nostra zona, in questo senso, è rappresentata proprio dalla morte di Benito Mussolini, su cui negli ultimi sessantacinque anni si è sviluppata un'attenzione forse spropositata con il trascorrere del tempo, certo morbosa.
Si può disquisire sull'opportunità di sfruttare un simile evento a scopo turistico. Senza però comportarsi come gli struzzi. A Predappio, località di nascita del Duce, non si fanno certo problemi ad ostentare l'evento che richiama, da tempo, nostalgici e curiosi.
Allora il problema, dalle nostre parti ma non solo, potrebbe essere culturale. Quasi che il lutto per la fine di Mussolini non sia ancora stato elaborato. Nel senso che all'interno del dibattito, in questo caso anche politico, non si è trovata una sintesi, forse impossibile, sul nervo scoperto: il Duce è stato ucciso per un atto di giustizia o si è trattato di un esecuzione illegittima figlia di una sentenza sommaria senza processo?
Forse ci vorranno ancora anni e l'uscita di scena dei protagonisti e dei congiunti di quel terribile periodo perché si possa parlare con serenità dell'argomento.
Ma visto che anche il 25 aprile sembra diventato una scena del film Ecce Bombo di Nanni Moretti, dove più che i contenuti si nota chi c'è, chi non c'è e chi sta in disparte, la realizzazione del museo lariano potrebbe essere lo spunto per riaprire una riflessione, serena e chiudere una ferita aperta da troppo tempo. Se non altro per incentivare il turismo fuori stagione. Ancora fuori dalla stagione delle polemiche storico-politiche.
Francesco Angelini

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