La voglia di rivincita
del nostro lavoro

La recessione non abita qui. Almeno per ora. Complice le buone performance sui mercati esteri, il 2011 si avvia a una chiusura con il segno più per molte aziende, almeno in termini di fatturato visto che la redditività, probabilmente, non sarà altrettanto positiva.
Un'isola felice? Forse quello che sembra un ottimismo fuori luogo in momenti come questi potrebbe essere spazzato via tra qualche settimana dagli effetti depressivi della manovra Monti. Sta di fatto che in questo momento quello che confermano gli imprenditori comaschi è una forte volontà di resistere e di rilanciare. In nome di un futuro per loro e per le migliaia di famiglie che dipendono dal successo o meno delle loro scelte.
Rispetto all'inverno del 2009, il periodo finora più nero della crisi, si respira una maggiore volontà di rivincita. Una volta compreso di aver perso per sempre le rendite di posizione, la selezione naturale ha fatto emergere una nuova generazione di imprenditori che ha ritrovato la voglia della sfida. In due anni è cambiato il mondo e anche l'economia comasca è cambiata. Innovazione, ricerca, internazionalizzazione non sono più solo concetti riservati ai convegni. La prova? Il boom dell'export che sta concretamente tenendo sopra il livello di galleggiamento l'asticella del Pil comasco. I segnali che arrivano per il futuro sono anche quelli di una volontà di investire sui giovani. Le aziende leader, le più lungimiranti, lo stanno già facendo consapevoli che le nuove leve portano in dote energie fresche, creatività, capacità di intercettare i cambiamenti in un mondo che va sempre più in fretta. Durerà? Nessuno azzarda previsioni, per ora ci si accontenta di resistere.
In questa situazione oggettivamente difficile emerge in maniera ancora più evidente il divario tra il mondo del lavoro e quello della politica. Al dinamismo dei primi fa da contraltare la strenua difesa delle rendite di posizione degli altri. Da una parte imprenditori in trincea a difendere i limitati spazi di crescita senza nemmeno poter contare sul sostegno delle banche, dall'altra un esercito di parlamentari incapace di decidere parallelamente ai sacrifici richiesti a milioni di italiani, di allineare i loro stipendi a quelli dei colleghi del resto d'Europa.
Senza andare troppo lontano e rimanere alle tristezze di casa nostra, da una parte le migliaia di euro letteralmente sprecate dal Comune di Como ogni anno per inutili sedute del consiglio comunale, dall'altra i pochi spiccioli in cassa per garantire l'efficienza dei collegamenti in caso di neve. Come se permettere alla gente di andare al lavoro, far funzionare le fabbriche, andare a scuola fosse un optional e non uno degli impegni primari di un'amministrazione pubblica che si rispetti.
Quando si parla di competitività di un sistema economico è anche di questo che si parla, non del sesso degli angeli.
Inutile dire che in questi momenti remare tutti nella stessa direzione sarebbe utile, non fosse altro che per tenere alto il morale della ciurma.
Elvira Conca

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