Il Natale ci richiami al dovere più grande Quello della speranza

«Buon Natale e Felice Anno nuovo». Mai come oggi mi sembra si senta forte il desiderio di scambiarci, reciprocamente, degli auguri sentiti, sinceri, fraterni. Lungi da me la volontà di lasciarmi andare a pensieri cupi proprio nei giorni in cui ci si sente scaldare il cuore dalla gioia che scaturisce da una certezza unica per noi cristiani: grazie al "sì" libero, coraggioso e gratuito di Maria, Dio si è incarnato nella fragilità umana e la nascita di un Bambino ci dice la grandezza incommensurabile del suo dono di salvezza.
Eppure non possiamo chiudere gli occhi di fronte all'evidenza di una situazione generale che presenta fatiche, sofferenze, timori. Un'atmosfera che sollecita animi e intelligenze a porre attenzione a quanto accade intorno a noi, al fine di condividere forze ed energie per cercare di alleviare gli uni i pesi degli altri. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, temo che le festività di quest'anno per molti saranno accompagnate da tanti motivi di preoccupazione, sia per una concreta mancanza di sufficienti risorse materiali, sia - ed è questo il fatto di gran lunga più grave - per l'assenza di prospettive che consentano di guardare all'orizzonte del domani con animo fiducioso.
Sebbene per lungo tempo si sia preferito credere che la crisi avrebbe risparmiato le nostre latitudini - forse nel tentativo di esorcizzare la paura di doverla affrontare -, da mesi ne siamo tuttavia pienamente investiti. E la quasi totalità delle persone che più ne sta soffrendo le conseguenze - e che più dovrà rimboccarsi le maniche per uscirne (insieme a un intero sistema economico e sociale) - si è vista imporre gli effetti di tale crisi; si è ritrovata costretta a ridurre progetti e attese, personali e familiari, per motivi del tutto indipendenti dalla propria volontà e dai propri comportamenti.
Forse il Natale e le feste che ci prepariamo a vivere, rispetto a quanto è accaduto in passato, sono più vicini al clima di quel Natale di 2011 anni fa! Quando una giovanissima mamma, con il suo sposo, per far nascere il Figlio di Dio non trovò che un'umile stalla, scaldata solo da qualche animale. E ad accoglierli, a star loro vicini, non c'erano grandi e potenti, ma i piccoli, anzi, i più piccoli fra i piccoli: i pastori, che abitavano ai margini della più minuta delle città dell'Impero. È quanto sto sperimentando anche in queste settimane.
Pur nelle ristrettezze, ci sono molte persone che, con altruismo, continuano a sostenere il fondo diocesano di solidarietà, mettendo a disposizione non un "surplus" di risorse, ma parte del loro necessario. È grazie a tutti costoro che fino a oggi siamo riusciti ad aiutare oltre seicento famiglie.
Vorrei che il messaggio di Verità e di centralità dell'Essenziale, che ci arriva dalla grotta di Betlemme, tornasse a essere il cuore del nostro Natale. Un Natale semplice e frugale. Un Natale sobrio, fatto di attenzione ai fratelli e agli emarginati. Forse, proprio per questo un Natale più lieto e bello. Un Natale che richiami tutti al dovere più grande, quello della speranza. Atteggiamenti che vorrei fossero convinti e non sentiti come una scelta obbligata perché, in fondo, le contingenze del momento non permettono di fare diversamente.
Immaginiamo di spiegare il Natale alle migliaia di persone che vivono tra noi e che provengono da tradizioni culturali e religiose molto diverse dalla nostra. Riusciamo a far capire che il motivo della festa è la nascita del Salvatore? Riusciamo a far capire che quel Bambino, che in modo irreversibile e splendido ci cambia la vita, è Dio? Dio che, prima di essere onnipotente, è soprattutto onniamante? Dio che si rivela nella sua traboccante e gratuita volontà di farsi piccolo e vicino, solidale e pronto a servire, per farci toccare con mano la sua sconfinata misericordia.  Solo perseverando "vigilanti nella preghiera ed esultanti nella lode", "i nostri occhi saranno in grado di riconoscere in Lui la vera luce del mondo, che viene a rischiarare le nostre tenebre…
La gioia vera è legata al rapporto con Dio. Chi ha incontrato Cristo nella propria vita, sperimenta nel cuore una serenità e una gioia che nessuno e nessuna situazione possono togliere... La vera gioia è un dono che nasce dall'incontro con la persona viva di Gesù". Così ci ha esortato Benedetto XVI durante il cammino di Avvento: siamo stati vigilanti nella preghiera? I nostri occhi sono pronti, oggi, a riconoscere Dio che viene? Auguri!

Diego Coletti vescovo

© RIPRODUZIONE RISERVATA