Monti, Scilipoti e il primato della politica

E Scilipoti? Manco fosse Churchill che annunciava Dunkerque. Tutti lì, microfoni e taccuini spianati a pendere dalle labbra di questo statista alle vongole che spiegava come avesse salvato il governo in nome dell'agopuntura.
E la Santanché? Molto rifatta e molto da rifare. Pasionaria di tutte le lavandaie da Santoro. E Quagliariello? Vieni qui che le spiego io le strategie parlamentari. Ma mi faccia il piacere...  E poi Quaglieriello o Quagliarulo? Ah, no. Il secondo lo faceva Nino Taranto. Ed era più serio.
E le ministre? La Carfagna, sotto il tailleur niente (e avete capito in che senso). «Giorgia «aho» Meloni, più che un ministro donna, l'idea che poteva avere Alberto Sordi di una ministra. La Gelmini che non esce dal tunnel. La Brambilla al turismo per caso. E si è visto.
E Matteo Renzi? Il Lucignolo dei rottamatori.
E Capezzone? Portavoce, ma se glielo chiedeva lui portava anche l'acqua con le orecchie. Ci avrebbe messo pure la fettina di limone.
E Tremonti? Era Tremonti o Guzzanti che lo imitava, quello degli ultimi tempi? Un altro con la casa a sua insaputa. A proposito: e Scajola? E Romano, il ministro che il giorno del giuramento era indeciso se stringere le mani o baciarle? E il cognato di Fini con la cucina Scavolini a Montecarlo?
Dissolti. Scomparsi. Dimenticati. Con Mangiafuoco ha sbaraccato tutti il teatrino. Resitono i leghisti, quote panda di un passato politico che da prossimo è trascolorato in remoto. Come se il Parlamento italiano fosse passato dentro un buco nero, attraversato una dimensione spazio temporale.
In un lampo è cambiato tutto. Il simbolo è Ruby: da star delle serate piccanti ad Arcore (o cene eleganti, come preferite) a mamma felice e, si spera, giudiziosa in un batter d'occhio.
Quando, giustamente, ci lamentiamo per la tosatura subìta dal governo Monti dovremmo anche guardare indietro: cosa sarebbe accaduto con questi qui? Perché a Berlusconi si può perdonare tutto, perfino il bunga bunga o le corna ai summit europei ma non di aver trasformato la rivoluzione liberale in un circo di nani e ballerine. Era partito con Urbani e Martino: è finito con Gasparri e Cicchitto (e anche peggio).
Dicono che Napolitano e Monti hanno sospeso la democrazia. Sarà mica che la democrazia l'ha sospesa chi ha voluto e votato una legge elettorale che ha tolto ai cittadini la facoltà di scegliere i propri rappresentanti regalandoli alle segreterie dei partiti? Altrimenti certi figuri come ci sarebbero arrivati in Parlamento? Non certo con i voti dei loro parenti (neppure tutti) e dei loro clienti.
Dicono che questo governo è l'antitesi della politica? Ma quale sarebbe la politica? Quella che impone al Parlamento di sancire la palla colossale di Ruby nipote di Mubarak? Oppure di reiterare il salvataggio di Cosentino per ragioni inconfessabili?
Se c'è stato un esempio di politica vera, pur se spietata, in questa devastante legislatura è stato quello di Napolitano che mette il Cavaliere alla porta di palazzo Chigi. Ci voleva un politico della Prima Repubblica per chiudere le scelleratezze della Seconda. Uno tosto. Cresciuto nei corridoi del Bottegone, dove se non imparavi a mangiare la minestra di pane e politica saltavi fuori dalla finestra.
Alla fine tutto si tiene. Anche il governo Monti è figlio del primato della politica: quella doc. E ora, con la fase due, dimostri di essere degno di tale paternità.

Francesco Angelini

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